Il Gran Buffet della politica balneare, davanti al quale il denaro e il potere non vanno mai in vacanza
Nel Paese in cui un italiano su due quest’estate non va in vacanza. Nel Paese in cui praticamente tutti i dati sul lavoro, il precariato e la disoccupazione sono preoccupanti. Nel Paese in cui non si vede un barlume di futuro per le nuove generazioni (anche se abbiamo fiducia sul loro “rinascimento biologico”, in attesa di quello culturale). Nel Paese in cui si parla quasi solo di calcio che è però in bancarotta, in cui falliscono i club peggio dei 10 piccoli indiani di Agatha Christie e i tifosi si picchiano già alle prime amichevoli. Nel Paese in cui tutti fanno finta di non sapere che nei locali alla moda è un tripudio di consumo di cocaina, come accade del resto alle fasce meno abbienti della società italiana (cap.”Padri e figli in polvere. Bianca”, del mio ultimo Dopo di Lui il diluvio), muratori e camionisti compresi.
Beh, in questo Paese la politica affronta la realtà solo dal punto di vista del suo vantaggio immediato. Chi è più forte, Berlusconi o Fini? Quanti deputati (o senatori) entrano in transumanza tra i due gruppi parlamentari? Che farà il centro di Casini e il centrino (ricamato) di Rutelli? E la Lega, la Lega vuole le elezioni per il federalismo fiscale o vuole il federalismo fiscale per le elezioni? E Bersani, che fa Bersani oltre a concludere in simpatico “piacentino” tutti i suoi discorsi sul “così non si può andare avanti”?
Mi fermo qui, senza citare neppure Vendola che cerca la “lotta” delle primarie per continuare la sua carriera politica (come è ovvio: ma in un Paese ridotto così non credete che la carriera personale abbia dei doveri particolari?), oppure Di Pietro che “evidenzia una crescita nei sondaggi” o Grillo che da locale passa a nazionale col Movimento a 5 Stelle in un firmamento politico buio, troppo buio.