Il premio Nobel Stigliz su Obama: “Predica, ma dopo Lehman Brothers non abbiamo imparato nulla”

Pubblicato il 15 Settembre 2009 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA

Nella sua strigliata a Wall Street di lunedì il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha esortato con parole decise le istituzioni finanziarie ”ad aderire a serie riforme e non ad ostacolarle”, dichiarando chiaramente che non abbandonerà il suo piano per imporre nuove regole atte ad evitare nuovi collassi finanziari dell’economia americana.

Ma che il capo della Casa Bianca riesca nel suo intento, con l’economia Usa che si sta rituffando negli eccessi di un anno fa, non sono tutti a crederlo. Il più severo su quanto sta accadendo nonostante le prediche di Obama è il premio Nobel per l’Economia Joseph Stigliz, quale dice senza mezzi termini: ”Servono nuove regole e in fretta, perchè oggi a Wall Street la situazione è peggiore rispetto a un anno fa”. Riferendosi a quanto avvenuto dall’indomani del crollo della banca di investimenti Lehman Brothers, l’economista non esita a dire: ”Sembra che non abbiamo imparato nulla”.

Stiglitz ritiene che la situazione sia peggiorata ”Per il semplice motivo che in America abbiamo banche assai più grandi di quelle che c’erano un anno fa mentre non abbiamo varato le regole necessarie per garantire una maggiore protezione del denaro dei risparmiatori e degli investitori”. Stiglitz non crede all’assioma per cui ”le banche sono troppo grandi per fallire”.

Queste banche sono il pericolo più evidente, avverte l’economista. ”L’idea di avere delle banche ‘troppo grandi per fallire’ si è rivelata nella crisi dello scorso anno il vero tallone d’Achille del nostro sistema finanziario. Hanno avuto comportamenti ad alto rischio. Ma cosa è avvenuto dopo la caduta di Lehman Brothers? Anziché farle diminuire di numero e dimensione, sono aumentate. Ci troviamo adesso di fronte a quattro-cinque istituti finanziari giganteschi, le cui dimensioni tengono in ostaggio l’intero sistema finanziario. E continuano a crescere, sommando percentuali da capogiro della quantità di mutui erogati e carte di credito emesse”.

Il problema connesso all’eccesso di dimensioni ”è l’assenza di controlli. Le dimensioni sono tali da renderli impossibili e il tutto si riduce a un assegno in bianco sulla gestione che, di fatto, gli viene dato dai regolatori. Aprendo la strada a eccessi, errori e sbandamenti che mettono a rischio i soldi degli investitori e la tenuta dell’economia”. Le regole che sarebbero necessarie sono quelle di cui il governo e la Federal Reserve parlano da tempo ”ma che continuano a non esistere e, anche quando ci sono, a non essere applicate. Servono maggiori controlli sui bilanci, sulle transazioni, sui movimenti, soprattutto a garanzia della liquidità delle banche. Ciò che portò al fallimento di Lehman Brothers fu l’eccesso e la simultaneità di tutte queste mancanze. Ebbene, da allora è cambiato davvero poco”.

Facendo un passo indietro, Stigliz definisce ”un errore” far crollare Lehman Brothers. ”Avrebbero potuto esservi altre soluzioni. Si sarebbe potuto intervenire in maniera da scongiurare il rischio della crisi finanziaria che venne innescata da quel crollo. La scelta fatta all’epoca fu frettolosa, compiuta sotto la pressione del momento al fine di mandare un segnale a Wall Street sul fatto che gli eccessi del passato non sarebbero più stati consentiti. In realtà è avvenuto il contrario. Dunque sarebbe stato meglio evitare il crollo e intervenire con il bisturi per sanare le ferite finanziarie dove sono».

L’economista non esita a lanciare fosche previsioni e ritiene che nuovi crolli siano possibili. ”Certo che lo sono. Non c’è alcun dubbio in proposito. Siamo in una situazione di maggiore pericolo rispetto all’autunno 2008 perché il crollo di una delle banche ‘troppo grandi per fallire’ innescherebbe un terremoto di dimensioni maggiori. Il rischio che corriamo è che per salvare questi istituti finanziari potremmo trovarci presto nella condizione di dover sacrificare la riforma della Sanità cui tiene tanto Obama oppure i fondi della “Social Security”, la previdenza sociale. Il governo federale ha già immesso sul mercato volumi molto alti di denaro. In situazioni di pericolo potrebbe essere obbligato ad attingere alle risorse necessarie per realizzare le riforme di cui parla la Casa Bianca.

Le fosche previsioni enunciate da Stiglitz non sono le sole. Secondo un sondaggio condotto da Washington Post-Abc News, tra gli americani continua ad esistere una profonda preoccupazione che non abbastanza si sta facendo per scongiurare un’altra crisi.