Il Secolo difende Fini, Il Giornale lo attacca: una guerra fredda politica e mediatica all’ombra del Pdl

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 7 Settembre 2009 - 12:37| Aggiornato il 8 Settembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

La direttrice del "Secolo", Flavia Perina

Il Secolo d’Italia, quotidiano di quel che fu An e prima ancora il Msi, difende il “suo” Gianfranco Fini. Il Giornale, proprietà di casa Berlusconi, attacca Fini e sfotticchia Il Secolo per il suo panegirico al leader dell’ex partito della fiamma ormai confluito nel Pdl.

La tensione fra le due anime del Popolo delle Libertà ormai tracima sulla carta stampata di bandiera.

Vittorio Feltri, dopo aver dedicato una settimana a fare di Dino Boffo un relitto di un tempo lontano, ne apre una nuova all’insegna della caccia grossa, accusando il presidente della Camera di troppo rapidi e inspiegabili cambi di rotta su gay, bioetica e immigrati. Al punto da ribattezzarlo “il compagno Fini”.

Il Secolo, dal canto suo, si era chiesto: «E se a tradire la destra fossero quelli che lo chiamano traditore?». Secondo il giornale diretto da Flavia Perina, le cose che dice Fini e che strappano più applausi alla sinistra italiana che alla controparte, sono quei valori che fanno parte della “vera destra” laica e liberale così come è ed è stata in Europa e Stati Uniti  (Sarkozy, Cameron, Eisenhower) e che in Italia ha avuto interpreti come Montanelli, Longanesi, Spadolini.

Il Giornale non si è lasciato sfuggire neanche questo, e non ha perso l’occasione per punzecchiare la testata sorella (o meglio “sorellastra”) con un articolo di Laura Cesaretti in cui si ironizza su quello che viene considerato come un tentativo posticcio di dare una “cornice di coerenza politica e ideale alle ultime mosse finiane” e alle sortite del suo think-tank “Farefuturo”. “L’apologìa di un co-leader che studia da leader, insomma”.

Ma la verità è che la base di An, molto più dei colonnelli, è vicina a Fini e soprattutto decisamente restìa all’operazione-Pdl che Berlusconi ha concepito con criteri puramente aziendali: una fusione in cui l’azienda più grande incorpora e annienta la più piccola. I figli della fiamma, emersi dalle fogne grazie al Cavaliere ma poco propensi ad azzerare un’identità costruita in cinquant’anni di ghettizzazione, venderanno care le loro quote di minoranza.