Inchiesta Bari/ Il pozzo nero della Sanità nazionale dove la sinistra fa il topo e il centrodestra il guardiano

Pubblicato il 31 Luglio 2009 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA

Nel pozzo nero della Sanità adesso è la sinistra che fa la parte del topo che sguazza e ingrassa. La sinistra di governo e appalto in Puglia. Non merita indulgenze la sinistra, sapeva dove metteva le mani e ce le ha messe, lì nell’acqua nera. Anche nel caso improbabile non vengano fuori veri e propri reati dall’inchiesta di Bari, anche in quel caso è e resta acqua di scolo in cui la sinistra consapevolmente si bagna. Un bagno fetido che però è ristoro e sauna per tutte le forze politiche italiane.

Il pozzo nero della Sanità è infatti profondo. Circa 103/106 miliardi annui è la spesa pubblica per il sistema sanitario. Circa il dieci per cento di questa spesa è letteralmente tangente o, se si preferisce, finanziamento indiretto della politica, nazionale e locale. La sinistra di Marrazzo al governo nel Lazio sulla Sanità regionale ha accumulato dieci miliardi di deficit, almeno uno è servito a finanziare la politica. Sulla Sanità in Lombardia il governatore Formigoni ha costruito la sua rete di consenso e di relazioni favorendo la fortuna delle imprese private e ricavandone in cambio base sociale e sostegno. Corrotta era, si è visto, la Sanità in Abruzzo, sotto i governi di entrambi gli schieramenti. La Sicilia del centro destra spende per la sanità più dell’intera Finlandia, soldi che tornano alla politica sotto forma di vasta clientela di assunti e “appaltati” e convenzionati. Per la Sanità in Calabria si è ucciso.

Dovunque il pozzo nero della Sanità richiama e accoglie i suoi topi. Che non sono solo gli amministratori ma anche le vaste e diffuse categorie beneficiate: medici, infermieri, manager, laboratori, cliniche pubbliche e private. Ed è un pozzo nero che la magistratura, nessuna magistratura può nè chiudere né prosciugare. È un pozzo nero aperto e alimentato per legge. Fino a che quei cento e passa miliardi annui saranno gestiti e distribuiti direttamente dal potere politico, locale ancor più che nazionale, il pozzo nero funziona e lavora. I Tarantini che strappano appalti e complicità per protesi scadenti sono il regolare prodotto, la fauna naturale di un habitat che è appunto il pozzo nero. Tarantini fa storia a sé solo perché ci ha messo di suo le donne da divertimento e perché è entrato nel giro e nella casa del premier. Ma quello di Tarantini, specializzazione ruffiana a parte, è un mestiere diffuso.

Se la politica distribuisce i soldi, nomina i primari e i manager, stabilisce le carriere mediche e amministrative, se questa è la legge, allora il pozzo nero lo si vuole. Serve alla politica per finanziarsi, ai professionisti per far carriera, alle aziende per far profitto, ai sindacati per fare occupazione, alla gente per farsi fare favori. Nessuna magistratura può nulla: il vero reato è l’intreccio, l’incesto tra politica e sanità. Ma non è un reato del Codice, anzi è previsto dalla legge e dalla legge voluto. Che ci si aspetta dalla magistratura, che persegua e incrimini tutta la politica e tutta la Sanità? Qualcuno lo grida, ma solo per raccattare marginale rabbia e voti marginali.

Dovrebbe essere la politica a chiudere il pozzo nero, la politica che invece del pozzo nero è la custode. Se domani una legge dicesse che nomine amministrative e sanitarie non sono più della politica, il pozzo nero subito si inaridirebbe, perderebbe afflusso. Ma la politica non fa questa legge e nel pozzo nero continua ad affondare le mani. Anche la sinistra, dove può e quando può. Ed è scelta non solo colpevole ma perfino suicida, spettacolo ancor più brutto a vedersi. Non perché la sinistra sia “migliore”. Ma perché a intingere le mani lì dentro è il centro destra ad essere migliore, se non altro più bravo.