Inchiesta Bari, Tarantini “tenevo la droga in cassaforte e la regalavo in giro”. Ammissione su incontri con Finmeccanica

Pubblicato il 10 Settembre 2009 - 08:49 OLTRE 6 MESI FA

Ogni volta che l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini si spostava o organizzava una festa, acquistava una bella partita di cocaina, che poi, in genere, elargiva gratuitamente ad amici e invitati.

Lo ammette lo stesso Tarantini durante gli interrogatori al Tribunale di Bari dello scorso 28 luglio pubblicati dal Corriere della Sera. Fondamentale, da quanto emerge dai verbali, il ruolo di Massimo Ver­doscia, l’uomo che presentò Patrizia D’Addario a Tarantini, coinvolto anche lui nel giro di acquisto degli stupefacenti.

«Prima di andare in Sardegna – afferma l’imprenditore – io, Massimo Verdoscia e Alessandro Mannarini decidemmo di ac­quistare un quantitativo di circa 50-70 grammi di cocaina ed un quantitativo più ridotto di Md (droga sintetica simile all’ecstasy). Io tenni per me la parte più rilevante conservandola nella cassaforte della mia camera da letto. Acquistai la mia par­te di stupefacente da due o tre persone, se non ricordo male tale Nico e tale Onofrio, mentre ricordo che Verdoscia l’acquistò da tale Stefa­no».

Ma l’acquisto di droghe, per Tarantini e i suoi amici, è un’abitudine ricorrente ogni qual volta ci si mette in viaggio: «Ricordo di averla acqui­stata, sempre insieme a Verdoscia e Mannarini, in occasione di un viaggio a Montecarlo per as­sistere ad un gran premio automobilistico nella primavera del 2008. Ricordo che in occasione di una festa al club Gorgeous di Bari per il fe­steggiamento dei 30 anni di mia moglie ho ce­duto gratuitamente cocaina ad alcuni invitati. Anche in occasione di una festa fatta a casa mia, nella primavera 2008, ricordo di aver offer­to gratuitamente sostanze stupefacenti»

Tra le destinatarie privilegiate delle “stupefacenti elargizioni” di Tarantini non c’è Sabina Began, detta «ape regina» perchè in cima alla lista delle preferenze del premier. A lei, invece, ci pensavano Verdoscia e Mannarini: «Personalmente non credo di aver ceduto dello stupefacente a Sabina Beganovic, mentre sono sicuro che le sia stato ceduto sia da Verdoscia che da Manna­rini. Le cessioni da me operate nel tempo non sono state finalizzate a coltivare relazioni pro­fessionali ma operate al fine di tenere alto il si­stema delle mia relazioni personali innanzitut­to nella città di Bari».

L’imprenditore quindi, ammette il suo ruolo di distributore di droga ma nega di averne ottenuto vantaggi personali così come nega di aver fornito stupefacenti a Eva Cavalli durante un party in cui la moglie dello stilista ebbe un malore.

Ammissioni, invece, per quanto riguarda le riunioni con Finmeccanica: «Conosco Enrico Intini da circa un anno in quanto mi è stato presentato dall’avvocato Salvatore Castel­laneta e dal signor Roberto De Santis, in occa­sione della realizzazione di un progetto per la tracciabilità del sangue mostratomi da un mio amico tale Pino e per il quale cercavo finanzia­tori. Con Intini avevo un contratto di collabora­zione che venne formalizzato in seguito ed in forza del quale, essendo venuto a conoscenza delle difficoltà incontrate dallo stesso Intini in relazione ad una procedura di gara per le puli­zie dell’Asl di Bari, presi l’iniziativa di organiz­zare un incontro a Roma con l’avvocato Lea Co­sentino (direttore generale della stessa Asl, ndr ). Io ero venuto a conoscenza che Enrico In­tini non avrebbe mai vinto da solo quella gara e lo stesso Intini ebbe a lamentarsene con me. Io a quel punto gli dissi che la Cosentino non gli avrebbe mai fatto vincere una gara da solo e che avrebbe comunque avuto grosse possibili­tà se fossero stati fatti tre lotti. Questo io dissi anche perché ne avevo parlato con Lea Cosenti­no. Fu per queste ragioni che organizzai l’incon­tro di Roma del 21 gennaio 2009. Io sapevo che a quell’incontro avrebbero partecipato, oltre al­la Cosentino, anche Rino Metrangolo, dirigente di Finmeccanica e Cosimo Catalano, titolare del­la società della Supernova, entrambi interessati alla stessa gara. In particolare era a conoscenza della circostanza che quella gara seguiva altra di uguale contenuto ma annullata perché il ban­do era errato. Avevo in particolare appreso che il precedente bando era stato annullato o era in fase di annullamento in quanto l’importo indi­cato a base di gara era calcolato su un numero di ausiliari ormai eccedente a causa dell’interna­lizzazione di ausiliari operato nel frattempo».

Nonostante il progetto, però, «la gara in tre lotti, a quanto mi consta, non si è mai tenuta», con il rammarico dell’imprenditore: «Nel caso in cui questo progetto di lottizzazione della gara fos­se andato in porto, io avrei percepito circa il quattro per cento dell’importo aggiudicato da Intini e circa il quattro per cento da Catalano».