Influenza h1n1/ Il valzer dei numeri: 8, 15 o 23 milioni da vaccinare? Quanti contagi e decessi? Una parola di ministro al giorno fa immaginare la malattia tutt’intorno

Pubblicato il 22 Luglio 2009 - 17:55 OLTRE 6 MESI FA

Lo sanno e se lo sono anche detti tra loro: dell’influenza meno parlano governi e istituzioni e meglio è. Eppure non ce la fanno a stare zitti, così che ogni giorno ha la sua cifra. L’ultima è quella dei vaccinandi: 15 milioni di italiani a partire da inizio 2010. Anzi forse i vaccinandi sono 23 milioni perché gli otto milioni che c’erano prima dei quindici non si sa se sono spariti o assorbiti o sono da sommare. Erano duqnue otto milioni quelli destinati al vaccino: personale sanitario e, come si dice, categorie a rischio. Adesso Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, calcola quindici mettendo in lista i giovani dai due ai 27 anni perché «più suscettibili all’infezione».

Ballano dunque i numeri dei vaccinandi, così come hanno ballato le stime dei possibili contagi: prima quattro milioni, poi otto, poi quindici anche loro, poi ancora dieci. Di conseguenza ballerine le stime sui possibili decessi: sempre fissa la percentuale, 0,5 per mille. Per mille, anche se molti giornali incautamente scrivono per cento non rendendosi conto che sarebbe un’ecatombe. Fissa la percentuale, ma oscilla il totale. L’unica cosa certa è la che la molta e rinnovata chiacchiera sull’influenza sta stressando e preoccupando la pubblica opinione. Gli ansiosi o previdenti erano un italiano su quattro due settimane fa, adesso sono uno su due come da ovvio e regolare sondaggio.

Non solo i governanti, dal sottosegretario Fazio ai ministri Sacconi, Gelmini, Brunetta. Si esibiscono in previsioni e ammonimenti il quotidiano della Cei, “L’Avvenire” e varie trasmissioni tv con relativi esperti. Tutti sfidando, senza speranza, una ferrea legge della comunicazione in materia di rischi per la salute. Dice la legge che non conosce deroghe od eccezioni: se governi ed autorità rassicurano, allora la gente si allarma perchè alle rassicurazioni non crede, anzi le interpreta come dissimulazione del reale. Insomma c’è una sfiducia congenita che funziona da demoltiplicatore del messaggio di sicurezza e da moltiplicatore dell’ansia. Se governi e istituzioni si mostrano allarmati, allora nessuno contiene il panico. Se governi e istituzioni tacciono dopo aver parlato anche una sola volta, anche in questo caso la gente interpreta il silenzio come segnale di pericolo.

E dire la verità? Che nessuno sa bene quanta e quale influenza arriverà? Che le difese saranno necessariamente mobili e mutevoli a seconda di quel che succede? Che la garanzia totale, la totale certezza di protezione non esiste? Che qualcuno morirà ma se ne salveranno i più grazie alle cure e alla prevenzione? Dirlo così, dirlo in verità non si può. Prendete il giusto appello a non fare incetta e scorpacciata di antivirali. Subito dopo l’appello tutti in farmacia a chiedere il Tamiflu e, se il Tamiflu è finito, a raccomandarsi al farmacista amico da sempre. Difficile mestiere quello di governi e istituzioni in tempo di epidemie. Però potrebbero stare attenti e ricordarsi che una diichiarazione di ministro al giorno fa immaginare  l’influenza tutt’intorno.