Dalla suora in topless al “terrone” di Galeazzi: dietro i fatti più “cliccati” (e meno verificati dai giornalisti) sempre due avvocati: Giacinto Canzona e Anna Orecchioni. Perché? Boh…

Federica Mura
Pubblicato il 21 Luglio 2009 - 13:21| Aggiornato il 22 Luglio 2009 OLTRE 6 MESI FA

Suore?

Lei vuole prendere i voti e l’ex fidanzato, forse mosso da vendetta, pubblica le sue foto in topless su Facebook. Qualche settimana prima a un prete viene ritirata la patente perché ubriaco, ma lui è astemio e ha appena terminato di celebrare la quarta messa della giornata.

In occasione dell’intervento chirurgico del Papa, “suor Tavoletta”  – così viene ironicamente appellata da Repubblica –  e altre due consorelle sfrecciano in macchina a 180 km orari per accorrere dal Pontefice malato. Patente ritirata.

Ma c’è anche il tradimento in luna di miele: il marito che, approfittando di un momento di distrazione della sposa, si tuffa nel letto di un’altra donna, anche lei in viaggio di nozze. Chiesto l’annullamento. E anche il tradimento prima delle nozze, all’addio al nubilato, dove un avvocato lucano viene tradito dalla futura sposa. A Rovigo, inoltre, un autista prende dei farmaci contro l’asma e perde la patente.

Sulle strade scorrazza anche  il ciclista a cui tolgono 10  punti, così come accaduto poco prima a un pattinatore. Poi esiste anche l’agenzia funebre che vende il loculo rubato e, per restare in tema, le ossa trovate misteriosamente al cimitero, fuori da una bara.

Si potrebbe continuare così molto a lungo perché non si contano le voci di un qualsiasi motore di ricerca su episodi di questo genere accaduti negli ultimi tempi. E non si contano “i clic” che totalizzano sui siti dei quotidiani nazionali, locali, sui blog, e perfino sulla stampa straniera. O meglio, si contano: sul sito di Blitz quotidiano sono stati oltre duemila in un giorno solo i passaggi relativi alla suora in topless.

Come biasimare i navigatori della rete? Se ci si trova davanti a una novizia col seno nudo, chi non è indotto a dare una sbirciatina? Le foto però non esistono o, comunque, nessuno le ha viste.

Che cosa hanno, allora, in comune, queste “notizie da clic” dai protagonisti sempre diversi e sempre rigorosamente anonimi? Gli avvocati. Ecco, loro non cambiano mai e sono i citatissimi Anna Orecchioni e Giacinto Canzona. I due legali di Roma, come vengono definiti dai media, che, però, nell’ambito forense capitolino, nessuno conosce. I loro nomi rimbalzano sulle pagine dei giornali da mesi. Anzi, da anni.

Canzona dice di essere magistrato onorario a Bracciano e avvocato a Roma. Anna Orecchioni, invece è da poco avvocato ed esercita sempre a Bracciano, dove esiste un distaccamento di Civitavecchia.

Ora, perché una futura novizia sarda residente a Torino debba recarsi da un avvocato che lavora a Bracciano, è ancora un mistero. Così come la suora di Aosta o il conducente di Rimini, o il prete ubriacone di Bologna. Non si sa come mai, ma da tutta Italia vogliono loro. Canzona fa il nome di un Monsignore Della Sacra Rota (bolognese ma con diocesi a Milano) e sostiene che sia il tramite con alcuni dei prelati coinvolti, ma la Orecchioni nega: «Le persone vengono da me spontaneamente. Non c’è nessun Monsignore. Trovano il mio numero su internet e mi contattano».

Eppure per trovare i suoi recapiti e la sua iscrizione all’albo bisogna andare a cercarla a Civitavecchia. Insomma, bisogna conoscerla. Stessa difficoltà per reperire il magistrato e avvocato Canzona: all’indirizzo che si trova su internet non corrisponde alcuno studio legale, bensì l’abitazione dei genitori.

Un’altra perplessità è legata alla rapidità con la quale i fatti arrivino sui giornali. Entrambi i legali di Bracciano negano di avere qualsiasi tipo di conoscenza e rispondono, serenamente, che gli «basta fare una telefonata al centralino dell’Ansa raccontando gli episodi». Quindi chiunque, ipoteticamente, potrebbe denunciare un episodio, anche inventarlo, volendo. Tanto la stampa pubblica tutto, no?

Ben lontano dal solito cliché che schizza in tribunale in abito grigio e borsa da lavoro, Canzona è un giovane dall’aspetto del “bravo ragazzo”: trentacinque anni ben portati, maglietta a righe col coccodrillo Lacoste e simbolo della pace francescana legato al collo. Dice con comprensibile fierezza di «risolvere il 90 per cento dei casi» relativi al ritiro di patente. Il suo nome non è nuovo alla stampa. Giacinto Canzona, infatti, era diventato un caso nel ’96, quando, dopo aver completato gli studi di giurisprudenza in tre anni invece che quattro, il Tar convalidò il suo titolo, ma nel 2000 il Consiglio di Stato ribaltò la sentenza, rendendo nulla la laurea.

Dopo anni il suo motto è sempre lo stesso: l’impatto mediatico come deterrente. Scoraggiare persone ed enti e velocizzare così le procedure per risarcire. Per restituire patenti, convalidare lauree, eliminare foto osé. Il tutto possibilmente ancora prima della causa. In caso contrario, si fa ricorso al giudice di Pace. Ma non è lui? Ricapitolando, Canzona è un magistrato a Bracciano e lei è avvocato a Bracciano, ma lavorano insieme. E si sostituiscono.

In un’intervista al Tg5 (successivamente tagliata sul sito) si presenta Canzona al posto della Orecchioni sempre per la faccenda della suora in topless e l’incipit è come da copione «riferisco su riferito». E ancora, «Il caso è della collega». Allora perché si presenta lui? Tra l’altro, mentre Canzona è impegnato a sostituire la Orecchioni in tv,  chi c’è alla sua udienza, se non lei? Uniti o disgiunti, avvocati o magistrati, “filoprelati” o specialisti in patenti, sostituendosi e  alternandosi, stanno sempre sulla notizia e stanno sempre dappertutto. E dappertutto figurano come avvocati del Foro romano. Anche se così non è.

Intanto “Avvenire” riporta le indagini delle forze dell’ordine in merito al prete ubriacone: «non esiste alcun prete con quelle iniziali, nato a Bolo­gna in quegli anni» e anche per la “novizia osè” è ar­rivata la smentita ufficiale della Poli­zia.

Per finire, nella recente condanna al pagamento di mille euro, inflitta a Galeazzi per aver dato del terrone al portiere, è comparso il nome di un avvocato. Quale? Ma è ovvio:  Giacinto Canzona. Guarda caso, però, il magistrato onorario col tau al collo non è né l’avvocato del portiere, né quello di “Bisteccone”, che infatti si chiama Carlo Bonzano. «Errori della stampa» dice lui. «Io sono solo il legale del Giudice di Pace Liliana Mameli che ha condannato Galeazzi». Allora cosa ci faceva il 2 luglio da Galeazzi? E, soprattutto, cosa ci faceva il suo nome sulle pagine dei quotidiani nazionali il 16 di luglio, giorno in cui è stata divulgata la notizia? Verrebbe da pensare che Giacinto (ci) Canzona. Però è difficile, un trentacinquenne magistrato, con quell’aria per bene e la laurea presa in tre anni.

Molti i dubbi e gli interrogativi in attesa di qualche altro caso. Ormai ci si aspetta di tutto. Certo, una suora “terrona e tettona”, che corre in bicicletta e che, mentre “brucia” i semafori rossi di un cimitero in un paese in provincia del niente, si schianta su una coppia di neosposi in luna di miele,  sarebbe davvero il massimo!