Iran/ L’ex-presidente Khatami accusa il governo e afferma che il processo agli oppositori ”è una farsa contraria alla legge”

Pubblicato il 2 Agosto 2009 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA

L’ex presidente riformista Mohammad Khatami ha denunciato domenica il processo ai manifestanti sotto accusa per aver partecipato alle sanguinose proteste seguite alle contestate elezioni presidenziali iraniane del 12 giugno, definendolo “una farsa contraria alla Costituzione, alla legge e ai diritti dei cittadini”, a quanto riferisce l’Associated Press.

In un comunicato pubblicato dal suo ufficio, Khatami ha detto: “Per quanto ne so io, quanto sta avvenendo è contrario alla Costituzione, alla legge e ai diritti dei cittadini”. L’ex-presidente, che ha incontrato alcuni esponenti politici e deputati, ha aggiunto: “Questo tipo di messa in scena è innanzitutto contraria agli interessi del regime e mina la fiducia dell’opinione pubblica”. Secondo Khatami “le confessioni ottenute in queste condizioni non hanno alcuna credibilità”.

Sabato, nella prima udienza del maxi-processo a un centinaio di esponenti riformisti, giornalisti e manifestanti, un altro ex vice-presidente, Mohammad Ali Abtahi, un fedelissimo di Khatami, ha ritrattato le accuse in un primo tempo rivolte contro il governo, ”ammettendo” che le accuse di brogli nelle presidenziali del 12 giugno sono “false”. Abtahi ha anche chiamato in causa Khatami, il candidato riformista sconfitto, Mir Hossein Mussavi, e l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, affermando che i tre hanno stretto un “patto” contro il presidente rieletto Mahmud Ahmadinejad.

Ma in un comunicato pubblicato dal potente Consiglio per la Determinazione delle Scelte, da lui presieduto, Rafsanjani ha negato di essersi alleato con i leader riformisti e ha anch’egli messo in dubbio “la credibilità di confessioni ottenute in modo non chiaro”.

Prima dell’inizio del dibattimento, alcuni detenuti rilasciati hanno fornito raccapriccianti testimonianze sul trattamento subito dai prigionieri. I testimoni hanno parlato di 200 detenuti ammassati in un’unica cella buia e periodicamente picchiati a manganellate dalle guardie carcerarie.

Altri hanno detto che molti prigionieri sono stati costretti ad inginocchiarsi ed a leccare le latrine. Ad altri sono state strappate le unghie. L’opposizione sostiene che svariati accusati sono stati torturati per estorcergli false confessioni da usare nei processi.

Si è inoltre appreso che un numero imprecisato di detenuti sono morti in prigione in circostanze misteriose, incluso Mohsen Rouhalamini, figlio dell’influente esponente conservatore Abdolhossein Rouhalamini, che si era unito ai dimostranti. Mohsen, arrestato durante un protesta lo scorso 9 luglio, è stato ricoverato in ospedale dove due settimane dopo è morto. Il sito Norooz riferisce che quando il corpo del giovane è stato consegnato al padre, il suo volto era tumefatto per le percosse ricevute.