La Serracchiani scrive a Grillo: “Tu sai che non puoi candidarti”

Pubblicato il 15 Luglio 2009 - 00:59 OLTRE 6 MESI FA

Debora Serracchiani, campionessa di preferenze del Pd alle elezioni europee e astro nascente del partito democratico scrive sul suo blog una lettera a Beppe Grillo:

«Caro Beppe – scrive la Serracchiani – tu sai che lo statuto del Partito Democratico non ti permette di candidarti. Io mi permetto solo di dirti che quando si entra in un partito, “prendere la tessera” significa condividere ideologie, valori, storie, emozioni di quel partito, amarne il simbolo, la bandiera e il progetto. Tu sei pronto a farlo?

Allo stesso tempo, la tua richiesta di adesione al partito mette in luce una differenza fondamentale tra il Partito Democratico e gli altri: il nostro è un partito in cui il leader viene eletto. Noi tutti possiamo scegliere il segretario del Partito Democratico, la sua linea politica e il futuro candidato alla Presidenza del Consiglio. Una differenza abissale rispetto al PDL, per esempio, costruito intorno al capo, ma anche rispetto a tutti gli altri partiti».

La Serracchiani chiarisce anche le ragioni che l’hanno spinta a schierarsi con Dario Franceschini nella corsa per la segreteria nazionale: «Immagino che mi perdonerai – continua rivolta a Grillo – se continuo ad appoggiare Franceschini. Continuo a pensare che sia la scelta giusta. Qualcuno mi chiede come faccio a stare con quelli che appoggiano Franceschini. Non capisco perché non si chiedano come fanno loro a stare con me. Franceschini saprà scegliere quale soluzione dare ai temi che ci vedono in conflitto. Valuterà la rappresentatività delle varie posizioni e farà sintesi. Essere segretario di un partito a vocazione maggioritaria significa anche questo».

La Serracchiani, infine, chiude con un appello all’unità del partito: «Sono due le cose che non possiamo permetterci in questo congresso: che il partito si divida e che vincano i personalismi e gli interessi di qualcuno su quelli di tutti. Per il resto, ben vengano i contributi di chiunque voglia rendere il Partito Democratico un nuovo, grande, partito di governo».