Libia, Gasparri: Obama sbagliò ora incolpa Cameron e Sarkozy

Pubblicato il 12 Marzo 2016 - 06:30 OLTRE 6 MESI FA
Libia, Obama sbagliò ora incolpa Cameron e Sarkozy: Gasparri

Libia, Gasparri accusa Obama che allora sbagliò e ora incolpa Cameron e Sarkozy

ROMA – Libia, l’intervento del 2011 fu un grave errore e tale lo considera oggi anche il Presidente americano Barack Obama, dice Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato. Gasparri sottolinea che oggi, 5 anni dopo, Obama considera

“un errore, tra i tanti commessi, la guerra in Libia del 2011 e scarica la colpa su Cameron e Sarkozy”.

Ricorda Gasparri che

“solo Berlusconi tentò di opporsi a quella guerra, di cui uno dei più accesi sostenitori fu Napolitano, che fece pressioni di ogni tipo perché l’Italia sposasse quella sciagurata scelta. Fummo messi di fronte al fatto compiuto, con i francesi che avevano iniziato a bombardare prima ancora che si stabilissero precise intese. Berlusconi aveva previsto il disastro che il vuoto di potere, una volta spodestato Gheddafi, avrebbe determinato in Libia”.

Chi ha un po’ di memoria, ricorda che Berlusconi non voleva la guerra in Libia. La subì ma fu un grave errore perché il suo voltafaccia, lui così amico di Gheddafi, cucì con un altro giro di filo sulla pelle degli italiani l’immagine di traditori che hanno conquistato nei secoli. Prosegue Gasparri:

 

“Adesso l’incapace Obama fa una tardiva autocritica solo dopo che nei giorni scorsi il New York Times ha dedicato due pagine a Hillary Clinton, accusandola di essere stata colei che fece pressione su Obama affinché si scatenasse la guerra. Se Obama se ne va, la Clinton rischia di arrivare. C’è la staffetta degli incapaci alla Casa Bianca, che hanno scaricato le consegne delle loro scelte sull’Europa e l’Italia in particolare.

“Aveva ragione Berlusconi. Obama, Clinton, Cameron, Sarkozy, Napolitano hanno determinato la macelleria libica con le conseguenze che ancora oggi stiamo subendo”.

Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica italiana, ha replicato:

“L’On. Renato Brunetta e il Sen. Maurizio Gasparri hanno rilasciato, a proposito dell’intervento della NATO in Libia nel 2011, dichiarazioni grossolanamente polemiche nei confronti del Presidente Giorgio Napolitano. Peccato che abbiano dimenticato di aver votato entrambi – il 23 marzo 2011 al Senato e il 24 marzo alla Camera – a favore delle risoluzioni che impegnarono il governo a partecipare a quell’intervento”.

Contro replica di Gasparri:

“Sottoscrivo le parole di Brunetta in replica alla censura che il presidente emerito Napolitano ha rivolto a me e a lui. Il rispetto personale verso Napolitano non mi ha mai privato della libertà di esprimere il mio pensiero. Su una cosa ha ragione Napolitano: avremmo potuto ribellarci a pratiche sbagliate e incostituzionali con molto più vigore. Comunque risponderò a Napolitano più dettagliatamente in un convegno che ho organizzato per il 23 marzo”.

Renato Brunetta:

“Il presidente emerito Napolitano insiste, lui sì in modo grossolano e indecente, nel negare la realtà. Certo che il Pdl nel 2011, come lui ricorda, votò per l’utilizzo delle basi italiane per le incursioni in Libia. Ma Berlusconi e la sua maggioranza dovettero conformarsi a una forzatura gravissima da parte del Capo dello Stato, che in quell’occasione si mosse non per difendere gli interessi nazionali ma quelli di altre potenze.

“Berlusconi si arrese a questa invasione di campo per evitare una crisi istituzionale gravissima e dagli esiti imprevedibili. Impari da Obama, e riconosca i propri errori. Anche se di solito l’ex Capo dello Stato, lo abbiamo imparato dal suo passato, ha bisogno di cinquant’anni per farlo. Nel 1956 fu l’editorialista, incaricato dal Partito Comunista, che, sull’Unità, prima invocò e poi esaltò l’intervento repressivo e assassino delle truppe sovietiche contro Budapest in lotta per la libertà. Solo nel 2006, Napolitano riconobbe di avere sbagliato scrivendo al presidente della Fondazione Nenni. Conoscendo la sua tempistica, ci auguriamo che l’ex presidente della Repubblica campi altri cinquant’anni così che alla fine si arrenda e chieda scusa per aver spinto allo sciagurato intervento in Libia”.