MAGISTRATI E VELTRONI: NO A STRETTA SU INTERCETTAZIONI

Pubblicato il 8 Giugno 2008 - 23:08 OLTRE 6 MESI FA

Intercettazioni All’indomani dell’annuncio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di una futura stretta sulle intercettazioni, l’Associazione nazionale magistrati difende questo strumento «indispensabile» nella lotta al crimine. «Le intercettazioni sono uno strumento insostituibile per le indagini non solo contro la criminalità organizzata e il terrorismo, ma contro l’usura, la criminalità economica, il riciclaggio, gli omicidi, i sequestri, la pedofilia – ha detto il segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini, intervistato da Sky Tg24 -. Senza le intercettazioni telefoniche, l’azione di contrasto nei confronti del crimine diventa più debole e più difficile». Una posizione condivisa dall’opposizione, con Veltroni («Così il governo impedisce ai magistrati di svolgere le indagini»), e dal sindacato dei giornalisti, che si dice pronto ad ogni azione per contrastare il progetto del governo in nome del diritto all’informazione.

ALFANO: CONTENERE SPESE – Accuse a cui risponde in serata il ministro della Giustizia Angelino Alfano: «Nessuno vuole comprimere le indagini, o togliere ai magistrati il potere di indagare – ha spiegato al Tg4 -. Vogliamo razionalizzare il sistema e contenere le spese, vi è un’invasività nella vita dei cittadini, a causa delle intercettazioni, giunta a livelli intollerabili».

«DIVIETO ASSOLUTO» – «Intendiamo introdurre il divieto assoluto di intercettazioni telefoniche, escludendo quelle che riguardano la criminalità organizzata e il terrorismo e nel prossimo Consiglio dei ministri porteremo un nuovo provvedimento» aveva annunciato sabato Berlusconi. Per i trasgressori la pena proposta è di cinque anni di carcere, e penalizzazioni finanziarie importanti sono previste per gli editori che dovessero pubblicarle.

CASTELLI – Un’urgenza condivisa da governo e maggioranza. Anche se non mancano voci fuori dal coro. Come quelle della Lega e in particolare di Roberto Castelli, sottosegretario alla Infrastrutture ed ex ministro della Giustizia, secondo cui le intercettazioni dovrebbero essere adoperate anche nelle inchieste che riguardano i reati di concussione e corruzione. Intervenendo al programma «In mezz’ora» di Lucia Annunziata, l’esponente della Lega si è augurato che il clima tra il premier e i magistrati possa migliorare. «Ai tempi del mio dicastero – ricorda – c’era uno scontro patologico. Ora speriamo che si torni a una vera divisione dei poteri». Una contrapposizione ‘smontata’ in serata dallo stesso senatore leghista: «Hanno voluto malignamente forzare il mio pensiero, inventando una contrapposizione tra la Lega e Berlusconi sul tema delle intercettazioni che non esiste. Ho premesso che esprimevo pareri personali che non impegnano la Lega Nord».

TUTELA PRIVACY – L’Associazione nazionale magistrati critica invece la stretta che il governo intende introdurre in materia di intercettazioni, riconoscendo tuttavia che si tratta di uno «strumento investigativo invasivo». Proprio per questo il sindacato delle toghe chiede che il legislatore intervenga per tutelare la privacy. «I fatti relativi alla vita privata degli indagati, e a maggior ragione, delle persone estranee alle indagini, le cui conversazioni siano casualmente captate, non possono e non debbono essere divulgati e pubblicati». Per il Garante della privacy, Francesco Pizzetti è «opportuno» un intervento legislativo in questa materia.

DI PIETRO: REFERENDUM – Il giro di vite annunciato da Berlusconi viene definito un «progetto criminogeno» dall’ex magistrato e leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro, che ha minacciato il ricorso al referendum per bloccarlo. «Noi di Idv tenteremo di contrastare il progetto, dentro e fuori il Parlamento. Se necessario anche facendo ricorso al referendum» ha detto Di Pietro in un’intervista al quotidiano Repubblica. In Italia sono intercettate 72 persone ogni centomila, con un costo di 280 milioni di euro l’anno, un terzo delle spese del ministero della Giustizia, secondo i dati pubblicati dal Corriere della Sera.

VELTRONI: «GRAVE E SBAGLIATO» – Anche il leader del Pd Walter Veltroni giudica i provvedimenti annunciati dal governo «gravi e sbagliati». Il Pd ritiene che i magistrati debbano poter eseguire le intercettazioni ogni volta che lo ritengono necessario mentre è la privacy dei cittadini che va tutelata «quindi è responsabilità degli stessi magistrati che le intercettazioni restino segrete se non per le parti strettamente utili all’inchiesta e alle accuse». «Con i limiti che il governo dice di voler mettere sull’uso delle intercettazioni – spiega Veltroni in una nota – decine di indagini non sarebbero state possibili, tanti crimini non avrebbero trovato il loro colpevole, per i reati di corruzione o concussione, per quelli finanziari e persino per quelli legati alla criminalità organizzata che – come ci dice l’esperienza – spesso sono intrecciati a questi. Siamo davanti a provvedimenti gravi e sbagliati. In questo modo il governo impedisce ai magistrati di indagare».

GIORNALISTI: «PRONTI AD AZIONI» – Sul piede di guerra la Federazione nazionale della stampa italiana, il sindacato dei giornalisti. «Il diritto alla riservatezza non può essere invocato a sproposito per restringere gli spazi di azione di quei poteri di controllo che in democrazia sono rappresentati dalla magistratura e dall’informazione – spiega il presidente della Fnsi, Roberto Natale -. Il sindacato dei giornalisti metterà in atto contro questa proposta ogni azione necessaria, come già aveva fatto nella scorsa legislatura contro l’analogo disegno di legge Mastella. Sapremo dimostrare al Paese chi è che si batte per interessi generali e chi invece vuole sottrarre le proprie azioni al controllo dell’opinione pubblica». «I giornalisti italiani non hanno alcuna intenzione di frugare nella vita privata delle persone, e la loro opposizione al disegno di legge messo in cantiere dal governo Berlusconi non ha nulla di corporativo – conclude Natale -. Siamo contrari alla riforma annunciata perché vogliamo difendere il diritto della comunità nazionale ad essere informata su vicende di indubbia rilevanza sociale: come sono state, negli ultimi anni, le scalate bancarie, gli scandali del calcio, le varie ‘vallettopoli’. Tutte storie che hanno giustamente segnato la vita italiana, e che sarebbero rimaste sconosciute se fossero state già in vigore le norme che propone il presidente del Consiglio».

CLANDESTINI – Il segretario del sindacato delle toghe è tornato anche sull’argomento clandestini, indicando le «difficoltà» che graverebbero sugli uffici giudiziari con l’introduzione del reato di immigrazione illegale anche per evitare di vedersi un domani attribuire la colpa dell«’inevitabile fallimento» cui è destinata questa scelta legislativa. Vogliamo «evitare che un domani si possa indicare la magistratura , come già avvenuto altre volte in passato, quale responsabile dell’inevitabile fallimento della scelta di risolvere attraverso lo strumento del diritto penale il fenomeno dell’immigrazione clandestina».