Maroni contro Berlusconi, Fini contro la Lega: fra veline e ddl sicurezza un centrodestra elettrico in vista delle europee

Riccardo Panzetta - Scuola superiore Giornalismo Luiss
Pubblicato il 8 Maggio 2009 - 14:59 OLTRE 6 MESI FA

L’appuntamento delle elezioni europee rende nervosi Berlusconi, Fini e la Lega Nord. Giorni agitati in cui il centrodestra riesce, con singolare solerzia, a fare opposizione a stesso. Perché per cercare le voci più critiche nei confronti dell’operato del governo bisogna guardare, paradossalmente, proprio tra i banchi della maggioranza.

Ha iniziato Berlusconi annunciando il suo “si” al referendum di giugno per modificare la legge elettorale. Il suo proclama ha inviperito la Lega che per bocca del ministro dell’Interno Maroni ha espresso tutto il suo malcontento. «Mi ha sorpreso Berlusconi – ha tuonato – e mi preoccupa perché è una presa di posizione che noi non condividiamo e che cercheremo di fargli correggere».

L’endorsement del Cavaliere per la consultazione referendaria ha aperto una voragine polemica proseguita con l’editoriale anti-veline del periodico online della fondazione “FareFuturo”, presieduta da Gianfranco Fini. Lo stop al velinismo e all’uso del casting politico per la composizione delle liste per le elezioni europee non ha mancato di affondare  stoccate polemiche. «Le donne  – si legge nell’editoriale – non sono gingilli da utilizzare come specchietti per le allodole, non sono nemmeno fragili esserini bisognosi di protezione e promozione da parte di generosi e paterni signori maschi; le donne sono, banalmente, persone. Vorremmo che chi ha importanti responsabilità politiche qualche volta lo ricordasse». E come se non bastasse ci si è messa anche Veronica Lario e la sua decisione di dare il benservito al Cavaliere chiedendo il divorzio a mezzo stampa.

Poi un nuovo round. Questa volta sui presidi-spia. A mettere in crisi l’esecutivo è ancora una volta il presidente della Camera Gianfranco Fini che ha scritto una lettera al ministro Maroni chiedendo chiarimenti. Fini non ha mancato di esprimere la sua personale contrarietà per una norma, quella che avrebbe permesso ai presidi di impedire l’iscrizione alle scuole dell’obbligo ai bambini stranieri privi di permesso di soggiorno, giudicata dallo stesso presidente della Camera «senza riscontri nella normativa europea e con profili di incostituzionalità».

L’ultima querelle all’interno del centro-destra è esplosa a seguito della proposta del deputato della Lega, Matteo Salvini, che ha proposto di destinare posti riservati ai milanesi sugli autobus, e di utilizzare carrozze a parte per gli extracomunitari. La reazione di Fini non si è fatta attendere e con tono perentorio ha bocciato il Salvini-pensiero bollando la proposta come «offensiva della dignità delle persone e la della Costituzione».

Il controcanto di Salvini non ammette repliche e nella sua rubrica su Affaritaliani.it, “Arancini Padani”, risponde con una colorita espressione di disappunto: «Il presidente della Camera ci ha rotto le balle, io votavo per Fini ma ci ha proprio rotto le balle con queste difese di clandestini, islamici e zingari che inoltre non pagano una lira di tasse e ci portano via il lavoro». E questa volta a dare man forte a Fini, nel wargame del “fuoco amico” all’interno del centro-destra, ci ha pensato il presidente vicario del gruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino che mostra di apprezzare poco la politica nerboruta di Salvini: «La proposta o è una becera provocazione o è una bestialità politica».