Napolitano. “Riforme fino in fondo”: controllerà anche dopo, ultima promessa

di Claudia Fusani
Pubblicato il 1 Gennaio 2015 - 10:46 OLTRE 6 MESI FA
Napolitano. "Riforme fino in fondo": controllerà anche dopo, ultima promessa

Giorgio Napolitano. “Riforme fino in fondo”: controllerà anche dopo, ultima promessa

ROMA – Ha voluto mettere la cravatta rossa, citazione e omaggio a un passato di comunista migliorista che Giorgio Napolitano non ha voluto ignorare nel suo ultimo messaggio di fine anno. Il suo ultimo messaggio da Presidente della Repubblica. Venti minuti speciali che tutta Italia attendeva. Venti minuti in cui ha parlato molto più agli italiani, al “capitale umano” e alle “tante eccellenze”, che non ai politici. In cui ha messo in guardia dalla corruzione e dal rischio dell’indifferenza.

Venti minuti in cui alla fine il novantenne Presidente lancia e ruba l’hastag #mettiamocelatutta al quarantenne premier nonché maestro di comunicazione social Matteo Renzi a cui concede l’ennesimo endorsement quando dice: “Il governo è sulla buona strada, quella delle riforme”.

Prevale il tono quasi privato e personale di tutto il discorso forse proprio per questo il più alto ed emozionate dei suoi nove anni. E che certo lascia deluso chi aspettava indicazioni sicure circa le sue dimissioni e l’identikit del suo successore. Lascerà, presto, ma non c’è una data proprio per non dare vantaggi a chi, in Parlamento, sta facendo i conti per sfruttare l’addio di Napolitano per rallentare il cammino delle riforme.

“LASCIO PER L’ETA’” – E’ tutto diverso, fin dall’inizio. Quando spiega che lascia perché è stanco e l’età non gli permette più di sostenere gli obblighi previsti dalla carica e del cerimoniale. “Il messaggio augurale di fine d’anno che ormai dal 2006 rivolgo a tutti gli italiani, presenterà questa volta qualche tratto speciale e un po’ diverso rispetto al passato”.

Perché le sue parole avranno per destinatario “anche chi presto mi succederà nelle funzioni di Presidente della Repubblica”. E perché sta per dimettersi, “ipotesi – tranquillizza subito Napolitano – che la Costituzione prevede espressamente”. Ma, sia chiaro, lo fa solo per l’età che “porta con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato”.

Chiariti “questi semplici motivi”, si rivolge al Parlamento e alle forze politiche perché “si preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell’interesse del Paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un’eccezionalità costituzionale”. Mai più, dunque, è l’auspicio dell’anziano Presidente, un empasse come quello dell’aprile 2013. Tornare alla normalità e chiudere “la parentesi eccezionale”.

RIFORME, MISSIONE QUASI COMPIUTA – In certi momenti sembra quasi che Napolitano parli a chi in questi anni gli ha contestato di aver voluto tenere in piedi a tutti i costi le legislature, nel 2011 e nel 2013. “L’aver tenuto in piedi la legislatura apertasi è stato di per sé un risultato importante: si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo; si è in sostanza evitato di confermare quell’immagine di un’Italia instabile che tanto ci penalizza, e si è messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso [il disarcionamento di Enrico Letta, ndr], l’annunciato, indispensabile processo di cambiamento”.

E se un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre, Napolitano aveva auspicato di “poter vedere nel 2014 almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane”, oggi ritiene che “quell’auspicio si sia realizzato e che il percorso vada, senza battute d’arresto, portato a piena conclusione”.

Tante volte anche in queste settimane, in tutte le sedi, Napolitano si è soffermato sull’importanza e sulla necessità del superamento del bicameralismo paritario e della revisione del rapporto tra Stato e Regioni.

ENDORSEMENT A RENZI – Pervade tutto il discorso. Sulle riforme istituzionali. Ma anche sul fronte delle misure e socio-economiche. L’appoggio al governo Renzi e anche al patto del Nazareno è totale. Guai a chi “ne insidia l’attuazione” mentre è auspicabile e va nella giusta direzione “la possibilità di dialogo e chiarimento con forze esterne alla maggioranza di governo.

IL CAPITALE UMANO DEGLI ITALIANI – La parte politica in senso stretto finisce qua. Con poche concessioni a curiosi e strateghi delle date e del toto-nomi. E a questo punto comincia il Napolitano più appassionato. La parte di discorso a cui, si sente, tiene di più.

“Vorrei piuttosto – dice – ragionare con voi su come stiamo vivendo questo momento in quanto generalità dei cittadini, uniti dall’essere italiani”. Il primo pensiero è per “l’arretramento dell’attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e delle famiglie, per l’emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro”.

Ma guai “farsi prendere dallo smarrimento, dallo sgomento e dalla sfiducia nei confronti della politica bollandola in modo indiscriminato come inadeguata, inetta, degenerata in particolarismi di potere e di privilegio”.

Quelle del Presidente sono parole che chiedono e pretendono dalla comunità degli italiani una reazione “per ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volontà collettiva che ci hanno permesso di superare le prove più dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi più acute e drammatiche”.

Tocca ancora al novantenne Presidente caricare l’orgoglio e indicare gli esempi. Non è Al Pacino- Renzi in “Ogni maledetta domenica”. È qualcosa di più. E forse anche di meglio. “Non lasciamo – dice – occupare lo spazio dell’attenzione pubblica solo a italiani indegni.

Rendiamo omaggio agli italiani esemplari”. Ne fa i nomi: Fabiola Gianotti “brillante scienziata” eletta direttore generale del Cern; l’astronauta Samantha Cristoforetti “che ci parla semplicemente, con modestia e professionalità, della ricerca scientifica in corso nello spazio”; Fabrizio, il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola anche a costo della vita; Serena Petriucciolo “ ufficiale medico della Marina che sulla nave Etna ha aiutato una profuga nigeriana a dare alla luce la sua bimba”.

Li lascia per ultimi, ma esalta “la perizia e la generosità” di chi in queste ore ha compiuto il miracolo di salvare i passeggeri del traghetto Norman Atlantic.

CONTRO LA CORRUZIONE – Ne parla come “una delle più gravi patologie di cui soffre il Paese” insieme con “criminalità organizzata ed economia criminale”. Era un passaggio atteso. E Napolitano lo ha rispettato rendendo omaggio, anche, alla magistratura di cui è il numero 1.

“Gli inquirenti romani – sottolinea – stanno appunto svelando una rete di rapporti tra “mondo di sotto” e “mondo di sopra”. Dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva”.

“DALL’ALTO E DAL BASSO” – Sono dedicati agli italiani, che ringrazia “per il tanto affetto di questi anni”, gli ultimi passaggi dell’ultimo discorso del Presidente eletto due volte. “Mettiamocela tutta” dice. E Renzi lo fa diventare subito un hastag. “Con passione, combattività e spirito di sacrificio. Ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò”.

Non lascia Napolitano. Proseguirà, come senatore a vita, da palazzo Giustiniani. Da dove continuerà a controllare il percorso delle riforme. Voce critica e sentinella severa di ogni passaggio della nostra democrazia. A cominciare proprio dalla scelta del suo sostituto.