Norman Atlantic, clandestini: la rotta greco-turca. 5 cose da sapere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Dicembre 2014 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA
Norman Atlantic, clandestini: la rotta greco-turca. 5 cose da sapere

Norman Atlantic, clandestini: la rotta greco-turca. 5 cose da sapere

ROMA – Norman Atlantic svela rotta clandestini: da Greci e Turchia afgani, siriani… Incendio e naufragio della Norman Atlantic nel mar Adriatico hanno svelato una via alternativa ai viaggi della speranza che hanno impegnato migliaia di profughi sulla rotta siciliana che dalla Libia li portano a sbarcare in massa sulle coste siciliane.

Proprio la presenza accertata di clandestini sfuggiti ai controlli della Norman consente di inquadrare meglio il fenomeno. Vladimiro Polchi di Repubblica, esperto in materia, può elencare cinque punti per capire chi e quanti sono, da dove vengono, come si imbarcano e chi ne sfrutta la disperazione e quanti ne muoiono.

1) Chi sono: prima gli afgani, poi pachistani  e iracheni, oggi i siriani. L’alternarsi degli scenari geo-politici dei conflitti è verificabile osservando i luoghi di provenienza dei clandestini sulla rotta sud-europea che attraverso i porti di Grecia e Turchia cercano riparo in Europa (ma pochi si fermano in Italia). Oggi i siriani sono i soggetti in fuga.

«Tutti questi disperati si imbarcano in qualsiasi modo nascondendosi sui camion a Patrasso o Igoumenitsa — spiega Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano rifugiati) — e sbarcano principalmente ad Ancona, ma anche a Venezia, Bari e Brindisi. Molti meno quelli che si imbarcano direttamente in Turchia per raggiungere il nostro Paese. Solitamente infatti passano per la Grecia e da lì cercano un traghetto o un cargo diretto verso il nostro Paese. (Vladimiro Polchi, La Repubblica)

2) 5/6mila migranti l’anno: destinazione nord Europa, Italia tappa. Sono molti meno che dalla Libia: i viaggi sono più sicuri ma costano di più.

Gli afgani, per esempio: cercano con ogni mezzo di arrivare nei Paesi del Nord Europa, soprattutto Gran Bretagna, dove ricongiungersi a parenti o amici. «Soltanto qualche giovane afgano — sostiene la Sami dell’Unhcr — chiede asilo in Italia».

I siriani invece sono diretti principalmente in Germania e Svezia. «Noi del Cir — racconta Hein — abbiamo raccolto le testimonianze di molti afgani che hanno preferito essere rispediti in Grecia sulla stessa nave su cui avevano viaggiato clandestinamente, pur di non chiedere l’asilo in Italia e poi, incastrati dal regolamento di Dublino, essere costretti a rimanere nel nostro Paese». (Vladimiro Polchi, La Repubblica)

3) Traghetti, cargo ma anche yacht: come entrano. Sull’Adriatico non si registra la presenza di imbarcazioni di fortuna, di carrette del mare. I clandestini sono nascosti e stipati su traghetti e cargo nei porti di Patrasso e Igoumenitsa in Grecia. I container sono un rifugio (ma a rischio asfissia), oppure ci si nasconde sotto i camion.

Qualche tempo fa si è avuta notizia di imbarcazioni ancora più insospettabili. «Negli ultimi due anni — racconta Hein del Cir — abbiamo assistito anche allo sbarco di migranti nascosti nelle pance di eleganti barche a vela, spesso noleggiate dai trafficanti». Mezzi indubbiamente più sicuri, ma ciò che mette a rischio la vita dei profughi in fuga dalla guerra è la modalità d’imbarco: costretti a nascondersi fin dalla partenza in luoghi rischiosi. (Vladimiro Polchi, La Repubblica)

4) Chi gestisce il traffico d’uomini. A differenza della Libia, si può anche non fare affidamento ai trafficanti. E’ pericoloso perché spesso i profughi si infilano in container e camion senza ausilio di alcuna organizzazione. Possono, in questo caso, corrompere con cifre contenute funzionari e controllori alla dogana.

Ben diverso il caso di chi, come gli afgani paga tutto il pacchetto al momento di cominciare il viaggio dal proprio Paese: «Questi — spiega Hein — arrivano a consegnare fino a 7mila dollari ai trafficanti». La situazione comunque è ben diversa per afghani e siriani. «I primi — racconta la Sami dell’Unhcr — passano anche mesi, se non anni, a Patrasso prima di imbarcarsi e rischiano la vita per salire su un camion. Le famiglie siriane invece pagano di più i trafficanti, ma partono più velocemente e in sicurezza. Talvolta direttamente dalla Turchia». (Vladimiro Polchi, La Repubblica)

5) 100 morti in 10 anni. Nel 2013 1600 espulsi dall’Italia.

Tra chi arriva, poi, pochi chiedono asilo. La maggioranza di chi è fermato, viene respinta. Tra gennaio e ottobre 2013 i respinti verso la Grecia sono stati 1.600. «La Grecia rappresenta una frontiera interna della Ue — spiega Hein — e in base a un accordo bilaterale con l’Italia del 1999 i migranti intercettati vengono riaffidati al comandante della nave su cui hanno viaggiato, senza neppure valutare il loro status.

Un accordo questo molto criticato dalle associazioni internazionali, tanto che la corte dei diritti umani di Strasburgo il 21 ottobre 2014 ha condannato l’Italia per l’espulsione di un afgano che in Grecia avrebbe rischiato un trattamento inumano o degradante». (Vladimiro Polchi, La Repubblica)