Un colloquio di 40 minuti, il primo tra Benedetto XVI e Barack Obama da quando quest’ultimo siede alla Casa Bianca.
«Santità, è un grande onore per me essere qui», ha esordito il presidente degli Stati Uniti, visibilmente emozionato, così come la first lady Michelle. Insieme a loro altre 13 persone: oltre alle due figlie e alla suocera di Obama, il consigliere per la sicurezza nazionale e vari componenti dello staff presidenziale.
Tanti gli argomenti sul tavolo, in una visita privata che il presidente americano aveva annunciato sarebbe stata «franca e cordiale». E così è stato. Con il Papa, Obama ha parlato degli aiuti per i Paesi poveri, di bioetica e perfino di libertà religiosa.
Poi, qualche parola sul G8, appena terminato. Obama ha sottolineato al Pontefice, come il summit dell’Aquila sia stato «molto proficuo» per i «20 miliardi di aiuti stabiliti per i Paesi poveri» e per i «progressi concreti nelle discussioni sugli aiuti tra i vari leader».
Prima dei saluti, come di tradizione, lo scambio dei doni. Obama ha regalato al Pontefice una stola liturgica appartenuta al primo vescovo americano diventato santo, Giovanni Nepomuceno Neumann. Mentre papa Ratzinger ha donato al presidente una copia autografa dell’enciclica “Caritas in veritate” e, fuori programma, la “Dignitas personae” che riassume le posizioni della Chiesa su aborto, eutanasia e ricerca sulle cellule embrionali. «Grazie Santità, la leggerò sull’aereo», ha commentato Obama. «E io pregherò per lei», ha concluso Benedetto XVI.