Ottavia, la città della rete

Pubblicato il 5 Agosto 2010 - 10:00 OLTRE 6 MESI FA

« Sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge. »

[Italo Calvino – Le città invisibili]

Dio distrusse la Torre di Babele perché gli uomini, presuntuosi, volevano giungere fino a lui. E per assicurarsi che non ci riprovassero, confuse lingue e idiomi, in modo che comprendersi e mettersi d’accordo diventasse molto difficile.

Qualche migliaio di anni dopo, il tempo di riorganizzarsi, abbiamo ricominciato a parlare tutti un’unica lingua, l’inglese. E stiamo ricostruendo la torre. Non una: dieci, cento, mille torri. E sono decine di volte più alte dei 90 metri che tanto fecero infuriare il cielo. Non in Italia ovviamente – le nostre pendono miserevolmente -, ma nel resto del mondo. Gli uomini si stanno arrampicando sempre più in alto, ogni giorno più vicini a Dio.

A Dubai, Burj Khalifa misura oltre 800 metri, ma ci sono progetti, in attesa di finanziamento, che puntano ai 1600 metri. Entro il 2025 il Giappone potrebbe avere la tecnologia per costruire isole galleggianti con una base larga 3 chilometri ed un tetto circolare del diametro di mille metri, posto ad un chilometro secco sopra la superficie del mare. Per non parlare di “Ultima”, una vera e propria montagna alta più di 3 chilometri, capace di contenere un milione di persone e che l’uomo giudica assolutamente indistruttibile. Evidentemente non abbiamo imparato la lezione.

Ottavia, invece, è la città della rete. Anziché concentrare una enorme pressione su una ristretta superficie da costruirsi con materiali sempre più resistenti, l’ingegneria di Ottavia si basa sulla distribuzione delle forze.

La città della rete è come una ragnatela. Non è superba perché non sfida il cielo, semmai cade, come l’acqua nelle cascate. Ottavia capovolge ogni nostra convinzione, mandando a gambe all’aria secoli di architettura. Le sue fondamenta sono in alto: funi tese tra le sommità delle pareti di un crepaccio alle quali si allacciano corde, catene, passerelle. La vita si sviluppa in armonia con la struttura e con gli spazi, perché il rispetto del bilanciamento dei carichi è essenziale. Ogni intersezione, ogni nodo della rete vibra all’unisono, rendendo i cittadini di Ottavia fortemente connessi gli uni agli altri. Ognuno percepisce fisicamente la propria dipendenza dall’ultimo degli abitanti e questo crea responsabilità e suggella un patto di aiuto e di sostegno reciproco.

Ad Ottavia, tutti sanno di vivere in condizioni di equilibrio precario. Nessuno si sente onnipotente né crede davvero di potersi appoggiare indefinitamente sulle spalle degli altri. Gli abusivismi edilizi non vengono condonati, perché farebbero crollare l’intera struttura. La viabilità è fluida, perché tra un luogo di partenza e la sua destinazione ci sono tanti percorsi quanti sono i possibili viaggiatori. I servizi sono distribuiti e non è possibile che alcune zone si sviluppino più di altre, pena il cedimento di tiranti e legacci. La democrazia è la sola forma di sopravvivenza possibile, perché l’ultimo degli emarginati ha il potere di far cedere l’intero sistema.

Nella riserva naturale di Tawakoni, in Texas, nell’agosto 2007 gli entomologi hanno scoperto una ragnatela enorme, estesa per oltre 180 metri. E’ stata tessuta dai ragni della famiglia Tetragnathidae, in collaborazione con altre 10 specie diverse. Al suo interno, una sterminata quantità di insetti ha trovato la morte, confermando così che la collaborazione è una strategia vincente anche per i meno socievoli degli animali. Dopo la prima scoperta, altre tele giganti sono state trovate in Florida, in Canada, in Ohio e perfino in Italia.

I ragni sono avanti, ma noi gli stiamo dietro. Il World Wide Web è la tela più estesa del mondo. Nel 2000 era percorsa da 361 milioni di persone. Al 30 giugno di quest’anno sono diventate già 2 miliardi, con una crescita del 445%. Stiamo costruendo una ragnatela di proporzioni mostruose.
Ognuno intessa la sua. Quelle più piccole si allacceranno alle più grandi, mentre altre andranno a rinforzare le strutture portanti ed altre ancora lanceranno nuove propaggini nel vuoto, allontanando ulteriormente le estreme periferie dal punto di origine.

La superficie totale sta per coprire ogni pensiero e presto sarà così fitta da catturare nelle sue maglie ogni informazione di una certa rilevanza, che sarà avviluppata in un bozzolo, digerita e trasmessa in ogni direzione grazie alle vibrazioni che l’impatto produce sulla tela. Più l’informazione è grossa e pesante, più i nodi della rete risuoneranno in maniera decisa ed energica.

E allora coraggio: facciamolo cantare, questo web!


Leggi l’articolo originale su: ByoBlu – Il video blog di Claudio Messora