Pac-man va su Google. Il mondo del lavoro si ferma e gioca, persi 120 milioni di dollari

Pubblicato il 27 Maggio 2010 - 19:02 OLTRE 6 MESI FA

Pac-man compie 30 anni e per festeggiarlo diventa il logo di Google. Il risultato è che milioni di lavoratori si distraggono durante l’orario d’ufficio, ma si divertono come bambini. Il gioco più popolare degli anni ’80 ha fatto perdere 5 milioni di ore al giorno, pari a 120 milioni di dollari.

Il richiamo dell’infanzia ha quindi mandato in tilt gli uffici di tutto il mondo, ha fatto perdere soldi, ha creato una congrega globale di fannulloni. www.google.com e invece di entrare nel futuro, sono tornati indietro, catturati da una bocca che deve mangiare tutte le pillole disseminate in un labirinto con i fantasmini che ti inseguono. Se ti raggiungevano eri morto, sennò entravi in una casetta e passavi di grado. Banale, facile, intuitivo, indimenticabile.

Dopo 30 anni ecco lì sul motore di ricerca più usato al mondo. E che fai non giochi? Neanche una partitina? Ed ecco che invece di produrre, preservare e costruire il futuro il mondo si ferma e torna indietro. Proprio come se Internet avesse realizzato il sogno comune di una desiderata macchina del tempo.

In media, prima dell’avvento del logo-Pac-Man, la maggior parte degli internauti effettuava 22 ricerche su Google e ognuna durava non più di 11 secondi. Dopo il 21 maggio il tempo medio ha toccato i 36 secondi. Moltiplicando questo tempo per i 504 milioni di utenti del motore di Mountain View si raggiunge la cifra di 4,8 milioni di ore lavoro. Assumendo che una persona in media è pagata l’equivalente di 25 dollari l’ora, Google sta costando alle imprese 120 milioni di dollari al giorno.

Altro che 3d o X-box. Pac-man è stato il primo approccio globale ai videogames e per chi oggi ha più o meno 40 anni vederlo lì, materializzarsi sulla home di Google, è stato come svestire i panni dell’uomo o della donna responsabile che pensa alle spese di fine mese, indossare jeans e maglietta e ritornare adolescenti. Alla ricerca del bambino che è in noi senza la frase “aspetta che deve caricare il gioco”.

Una seduta psicanalitica collettiva? Forse. Certo è che Google non si aspettava tanto successo e adesso spera che nessuno vada a battere cassa per il risarcimento danni.