Parlamento: un organo ai margini in una democrazia parlamentare

Pubblicato il 5 Maggio 2009 - 18:51 OLTRE 6 MESI FA

di Luigi Zanda

È fuori di dubbio che la qualità dei lavori del Parlamento non può essere valutata soltanto sulla base delle ore di apertura delle aule del Senato e della Camera. È altrettanto indubbio che il campanello d’allarme risuonato in questi giorni sulla quantità del lavoro – in particolare dell’assemblea di Palazzo Madama – debba indurre noi tutti, e in particolare i parlamentari, a una riflessione su quanto accade nelle nostre istituzioni.

Per restituire efficienza ed efficacia al Senato della Repubblica ci sono da sciogliere nodi politici e occorre interrogarsi sulla qualità del nostro lavoro, sull’assoluta marginalità dell’iniziativa parlamentare rispetto a quella del governo, sull’aumento di decreti-legge, sulle troppe leggi delega con oggetto indefinito e, infine, sulla prassi dell’utilizzazione dei maxi-emendamenti, dei voti di fiducia, di provvedimenti milleproroghe e delle leggine omnibus.

La domanda alla quale abbiamo il dovere di rispondere è la seguente: perché in Senato si lavora meno bene del dovuto e spesso si lavora male?

La prima risposta è nella pessima legge elettorale in vigore: il famigerato “porcellum” – con la “nomina” di deputati e senatori – ha da un lato reciso il rapporto dei parlamentari con gli elettori e, dall’altro, ha trasformato quelli di maggioranza in meri esecutori della volontà del governo, anzi del capo del governo e del partito di maggioranza. Il Parlamento, in questa legislatura, ha un’unica missione, quella di trasformare in leggi i decreti emanati dal governo. Ne discende uno stravolgimento dei poteri: oggi è l’esecutivo che fa le leggi e non il Parlamento come stabilisce la Costituzione.

La proposta di riforma del regolamento avanzata dal Partito democratico al Senato consentirebbe un salto in avanti, nel numero di sedute, nella qualità del lavoro e nella qualità della produzione legislativa. Per non trasformare l’Aula di palazzo Madama in un ufficio di ratifica dei decreti occorre ripensare drasticamente il funzionamento stesso del Senato: tre giorni di lavoro dedicato alle commissioni, luogo dove i provvedimenti prendono forma e si strutturano, e un’intera giornata dedicata all’esame d’Aula.

Questo perché i fatti dimostrano che il governo, se vuole, può approvare qualsiasi cosa in poco tempo. La finanziaria di Tremonti è passata in quattro giorni, il Lodo Alfano in dieci.