Pd/ Marino sarà il terzo uomo, oltre a Bersani e Franceschini. Debora Serracchiani non si candida e da donna vincente diventa una “giovane petulante”

Pubblicato il 3 Luglio 2009 - 10:22 OLTRE 6 MESI FA

Il terzo uomo del Pd sarà Ignazio Marino. Usa ancora un po’ di cautela lo scienziato, ma solo perché è una persona rigorosa. Sa che, una volta sceso in campo, l’impegno sarà totale: niente più interventi chirurgici, stop alle lunghe presenze in aula e ai dibattiti.

«Deciderò entro la fine della settimana», fa sapere Marino in un comunicato, dopo essere stato tempestato di telefonate, sms, mail. Intanto ha già pronta una bozza di appello al popolo democratico, che tratta innanzitutto il tema della laicità. Lo scienziato in questi anni, da quando è stato candidato a Palazzo Madama, ha condotto tutte le battaglie bioetiche. Sul testamento biologico invitò il partito a esprimersi in modo chiaro: invece il Pd scelse la strada della «posizione prevalente», scontentando ugualmente molti. Nell’appello della discesa in campo, parlerà dei diritti civili e sociali, della ricerca scientifica, dell’università, del mondo del lavoro, della corruzione e del problema centrale del lavoro.

Massimo D’Alema ha provato a dissuadere Marino e a convincerlo ad appoggiare Bersani. Tra i due c’è stima e un certo feeling, tanto che il professore è stato talvolta etichettato come dalemiano. Niente da fare. Non si è fatto convincere a lasciar perdere.

Intanto, Sergio Chiamparino si è ritirato definitivamente dalla gara. Neppure Debora Serracchiani, la più votata nel Nord Est, la donna che ha battuto Silvio Berlusconi alle europee in Friuli,  si candida alla segreteria del Pd, come le avevano chiesto molti dei suoi elettori. Lei sostiene Dario Franceschini «perché è simpatico», spiega in un’intervista a Repubblica e bolla Bersani e D’Alema come «apparato». Dopo essere stata bersagliata di critiche e definita addirittura una «giovane petulante» in seguito all’intervista, replica su Facebook:  «Non sto con Dario per simpatia, ma perché vuole creare una nuova classe dirigente».