Pirati, Somalia. I marinai ancora ostaggio dopo 51 giorni: una vergogna internazionale
Pubblicato il 2 Giugno 2009 - 14:47| Aggiornato il 17 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA
Ascoltare la voce di Mario Iarloi, che parla al telefono con Massimo Alberizzi del Corriere della Sera, provoca emozioni contrastanti: di solidarietà per quei poveri marinai del rimorchiatore Buccaneer, in mano ai pirati somali dall’11 aprile, vigilia di Pasqua; di rabbia, perché il Governo italiano è stato totalmente incapace di fare qualcosa di buono per loro; prima, quando erano ancora in navigazione, verso le coste somale; dopo, quando bisognava convincere i piratia lasciarli liberi, magari con mezzi che il governo italiano ha già usato in abbondanza in altre circostanze (ma i marittimi sono proletariato, non giornalisti o operatori umanitari).
Fa anche un po’ rabbia Silvio Bartolotti, l’armatore del Buccaneer, che nelle ore immediamente dopo il sequestro ha sparato sciocchezze che ancora bruciano. Ricordiamole: “Quando si fanno azioni di tipo militare la violenza è il minimo che possa accadere, ma considerando che noi italiani in Somalia ci siamo sempre fatti voler bene, speriamo che tutto si possa risolvere con poca cosa”.
I militari sono stati subito d’accordo. Hanno detto che si era perso il fattore sorpresa, dopo che gli americani avevano liberato con successo Richard Phillips, il comandante della Maersk Alabama, in mezzo al mare su una lancetta con quattro pirati. Una sciocchezza ciclopica, che capisce chiunque applichi un attimo il cervello: la nave dei pirati è in mezzo all’oceano, solo acqua per centinaia di chilometri da tutte le parti. Per veloce che vada un elicottero o una nave lo vedi arrivare con parecchio anticipo, sufficiente a rendere vana qualsiasi sorpresa. Tant’è vero che gli americani, prima del blitz, hanno navigato fianco a fianco dei pirati per qualche giorno.
Poi viene la notte, in mezzo al mare: le truppe speciali dispongono di infrarossi, i pirati sono in jean e maglietta, hanno solo i mitra, ma non ci vedono. Abbiamo anche pubblicato il video della cattura di una banda di pirati, avvenuta di notte. I nostri incursosi sono tra i migliori specialisti del mondo. Cosa è mancato è stata la volontà politica, la tipica italiana fiducia incrollabile nello stellone.
Trattare, trattare: non sempre funziona. Hanno richiamato in servizio Margherita Boniver, vecchia socialista craxiana, che fu anche sottosegretario agli esteri. Viene da chiedersi se fosse la persona più qualificata per la missione. Che infatti è fallita.
Intanto il governo, primo ministro in testa, è distratto da cose ben più importanti: Noemi, Apicella, le storie d’amore dei vari ministri.
Se ancora c’è un briciolo d’onore nella politica italiana, salviamolo. La Marina militare è una delle poche cose italiane che nel mondo rispettano. Presidente Berlusconi, si distragga un attimo dalle serate a villa Certosa, dallo scenario di cartapesta dell’Abruzzo e pensi all’onore italiano nel mondo. Un paese che lascia i suoi uomini in mano ai pirati per due mesi e ancora chissà per quanto, non è una potenza di serie A, è come le Filippine, e infatti ci comportiamo nelle vicend somale esattamente come loro.
Certo che poi gli inglesi la attaccano. Quei giornalisti non sono comunisti, nonb sono nemmeno di sinistra, anzi sono proprio di destra, ma a destra, nel mondo, non ci sono solo Fini e La Russa. C’è anche gente cui non va giù la nostra incapacità di essere all’altezza della nostra posizione nel mondo.
Ma forse è troppo tardi.