Quarant’anni dallo sbarco sulla Luna. Un piccolo passo che cambiò il corso della storia

di Viola Contursi
Pubblicato il 16 Luglio 2009 - 04:08 OLTRE 6 MESI FA

«Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità». Chi c’era, quel 20 luglio 1969 se lo ricorda come un giorno in cui sembrava che il mondo stesse cambiando e virando verso una nuova epoca, quella della modernità (guarda la fotogallery). In cui tutto sembrava possibile, anche raggiungere quello che da secoli era il simbolo dell’ignoto romantico, ispirazione per migliaia di poeti, pittori, romanzieri, musicisti.

Lo sbarco sulla luna, di cui oggi ci apprestiamo a spegnere le quaranta candeline, fu un vero evento mondiale che tenne senza respiro contemporaneamente milioni di persone. Un mondo ancora stretto nella morsa e nelle logiche della Guerra Fredda in cui quello sbarco rappresentava l’estrema prova di forza degli Stati Uniti nei confronti dell’Urss, una prova arrivata dopo il lancio dello Sputnik russo nell’ottobre 1957 e il braccio di ferro della Baia dei Porci.

E proprio quella sfida continua diede il carburante al modulo Eagel dell’Apollo 11 per atterrare sul suolo lunare alle 22,17 ora italiana, diede la forza ai due astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin per porre la prima bandiera, e al pilota Michael Collins di rimanere in orbita nel modulo di comando Columbia.

Un’impresa che arrivava dopo anni di preparativi e investimenti, e che richiese una spesa di 24 miliardi di dollari e l’impegno di 60mila tra scienziati e ingegneri della Nasa, oltre alla scommessa logistica di coordinare il lavoro di 400mila persone alle dipendenze delle circa 20mila aziende che hanno partecipato al progetto.

Ne è però valsa la pena se pensiamo a quali novità rivoluzionarie ha portato anche nella nostra vita di tutti i giorni. L’utilizzo del metano liquido, il cosiddetto Gpl, ad esempio, oggi uno dei biocombustibili più utilizzati, deriva proprio da quella missione, in cui una azienda statunitense ha stoccato gpl a oltre 200 gradi sotto zero e poi ha messo a punto un sistema in grado di convertire i motori a scoppio tradizionali di auto e camion per l’alimentazione a metano.

Anche il trapano senza fili è figlio di quella missione e di un’idea progettata dalla Black&Decker per permettere ad Armstrong e Aldrin di staccare campioni di roccia dal suolo lunare. Gli stessi pacemaker hanno preso l’impulso dai dispositivi congegnati dalla Nasa per monitorare i parametri vitali degli astronauti.

Sarà per questo che dopo quella missione ce ne sono state molte altre. E a 40 anni dallo sbarco, le 170 tonnellate di oggetti lasciati dall’uomo sul suolo lunare raccontano la storia di una corsa alla Luna molto diversa da quella attuale.

Ci sono infatti i resti di tutte le missioni russe che precedettero lo sbarco americano del’69, quelli ad esempio della “Luna 2”, primo oggetto costruito dall’uomo ad avere mai toccato il suolo lunare. Poi ci sono i simboli della riscossa statunitense con le sonde Surveyor lanciate fra il 1966 e il 1977. E qualche resto racconta anche la breve e recentissima esperienza spaziale europea come quelli della sonda “Smart 1” del 2006, lanciata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa).

L’ultimo uomo a camminare sulla Luna è stato, nel dicembre 1972, Eugene Cernan, membro della missione Apollo 17. Poi la corsa si è fermata per un lunghissimo periodo.