Rai, Minzolini: “Contro di me operazione politica”

Pubblicato il 12 Maggio 2011 - 17:39 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Se la notizia è vera, è l’ennesimo attacco in quel delta del Mekong che è la Rai: dopo l’inchiesta della procura di Trani, le polemiche dell’Usigrai, le iniziative dell’Agcom è arrivato il turno della procura di Roma”, dice Augusto Minzolini, direttore del Tg1, commentando in una dichiarazione la sua iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle spese effettuate con la carta di credito affidatagli dalla Rai.

”Quello che mi fa sorridere, e non mi arrabbio né mi stupisco sapendo come vanno le cose in Italia, è che questa notizia sia finita sui media a due giorni dalle elezioni”, aggiunge Minzolini, che parla di ”strumentalità politica più che evidente”, visto che ”l’indagine penale prende spunto dall’esposto di un partito politico, quello di Antonio Di Pietro”.

Il direttore del Tg1 si dice ”piu’ che tranquillo”, visto che ”si tratta di un ‘atto dovuto”’. Precisa di aver ”gia’ ridato indietro alla Rai l’intera somma in questione”, di aver ”nel contempo avviato un’azione legale di rivalsa nei confronti dell’azienda”.

”Dall’azienda – spiega Minzolini – mi era stato dato un benefit in cambio dell’esclusiva giornalistica (a contratto gia’ firmato il presidente Rai mi chiese di interrompere una collaborazione con il settimanale Panorama). Un benefit di cui ho goduto fino a quando – dopo 18 mesi e dopo aver approvato un bilancio – il vertice Rai ha scoperto, per usare un eufemismo, che quel benefit non era compatibile con la politica aziendale. Una decisione che viene presa sulla base di un’iniziativa di un consigliere d’opposizione legato all’Idv a poche settimane dal 14 dicembre – altra conferma della strumentalità politica insita nella vicenda – nella speranza che la caduta del governo Berlusconi avrebbe avuto delle ripercussioni in Rai”.

”In poche parole – insiste il direttore del Tg1 – qualcuno pensava che fosse lo strumento giusto per farmi fuori: hanno provato ad utilizzarlo dentro l’azienda (ma il dg di allora, conoscendo i contorni della vicenda, ha sempre escluso un’azione disciplinare), in Corte dei Conti e, non avendo altro, hanno sollecitato un’azione penale secondo metodi ben noti. Il sottoscritto, proprio perché tranquillo, per trasparenza e per evitare polemiche di basso profilo, ha già ridato indietro alla Rai l’intera somma in questione, nel contempo ha avviato un’azione legale di rivalsa nei confronti dell’azienda e – venuto meno il benefit e l’impegno di esclusiva – ripreso la collaborazione con Panorama”.

A conferma delle sue affermazioni, Minzolini riporta brani dello scambio di lettere tra lui e l’ex dg Masi, tra il 19 e il 21 marzo scorso, ”per capire quanto sia paradossale” la vicenda”. Nella missiva del 19 marzo, Masi parlava della carta di credito, assegnata al direttore del Tg1 ”in linea con l’impegno Rai piu’ volte manifestato in passato quando si e’ trattato di contrattualizzare figure giornalistiche di particolare rilievo”, spiegando che tale ‘beneficio’ non era risultato ”del tutto compatibile con la normativa aziendale”.

”La mancanza di chiarezza nella governance aziendale in materia ha creato una sorta di incomprensione di natura amministrativa”, ammetteva l’allora dg, assicurando a Minzolini che, rispetto a tale concetto, ”non possono essere rinvenute, a mio avviso, tue responsabilita’ poiche’ in realta’ la carta di credito aziendale va correttamente considerata una facility concessa per snellire le procedure del rimborso sostenute”. Nella sua risposta di due giorni dopo, Minzolini definiva la situazione ”singolare: penso che di questo corto circuito procedurale l’azienda avrebbe potuto avvertirmi di non aspettare 18 mesi. E una semplice segnalazione avrebbe risolto sul nascere questa incomprensione”.