Riforma della scuola/ La Lega vuole gli esami di dialetto per i professori. “Troppi meridionali insegnano al nord”. Tensione nel governo, ammonimento di Fini

Pubblicato il 28 Luglio 2009 - 20:46| Aggiornato il 29 Luglio 2009 OLTRE 6 MESI FA

“Perfetta conoscenza del bergamasco e degli usi rurali della bassa padana”.

Sui curriculum degli insegnanti italiani, ben presto, al posto di master e corsi di formazione, poterbbero leggersi frasi di questo tipo.

Perchè, stando a quanto chiede la Lega Nord, per diventare insegnanti servirà un esame di dialetto.

Ma c’è di più: il partito di Bossi vuole che nel testo per la riforma della scuola, che si trova all’esame della commissione Cultura della Camera, venga inserito per gli aspiranti professori «un test dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare». Non più solo docenti, quindi, ma testimoni e paladini delle tradizioni locali.

Il presidente della commissione, Valentina Aprea del Pdl, si è opposta;  e il testo, per ora, è bloccato. E all’interno del governo è polemica. Per la Aprea, infatti, il testo va discusso direttamente in aula. Soluzione che non piace alla Lega che affida alla deputata Paola Goisis la sua risposta risentita: «Non si può scavalcare così la volontà di un partito di maggioranza e la stessa Commissione. Abbiamo rinunciato a tutto, tranne che ad un punto sul quale insisteremo fino alla fine: ci dovrà essere un albo regionale al quale potranno iscriversi tutti i professori che vogliono. Ma prima dovrà essere fatta una pre-selezione che attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte dell’insegnante».

Sulla questione arribil presidente della Camera Gianfranco Fini: «Durante l’esame della riforma la prima commissione e l’aula valutino il pieno e totale rispetto dei principi fondamentali della nostra carta costituzionale. Si tratta di questione che non può essere opinabile ma che deve essere soltanto riferita a quel che c’è scritto nella Carta».

I titoli di studio, se passasse il modello proposto dal Carroccio, passerebbero decisamente in secondo piano. La Goisis non ne fa un dramma: «Tanto sono spesso comprati». A fine discorso, il nervo scoperto, l’autentico motore di tutta la proposta: «Non è possibile, infatti, che la maggior parte dei professori che insegna al Nord sia meridionale».

Il rischio, per il governo è che la Lega, qualora non venisse accontentata, possa mettersi a ostacolare la riforma. Per l’opposizione parla capogruppo del Pd in commissione Cultura, Manuela Ghizzoni: «L’istruzione è un tema troppo serio e non può divenire oggetto di pericolose incursioni ideologiche dal sapore tutto nordista».