Ru 486: la pillola per l’aborto senza raschiamento sottoposta a indagine politica

Pubblicato il 22 Settembre 2009 - 18:55 OLTRE 6 MESI FA

Il Parlamento farà un’indagine sulla pillola Ru 486, lo ha deciso all’unanimità la Commissione Sanità. Cosa c’è di meglio di un’indagine conoscitiva su un farmaco? Nulla. Le indagini servono a stabilire se il farmaco è utile, se è nocivo, se ha contro indicazioni, se è tollerabile dai pazienti. Un sacco di cose che bisogna indagare e conoscere prima di dare il via al farmaco stesso. Tutto bene dunque, tutto chiaro? Un atto di responsabilità nei confronti delle donne che dovessero assumere la Ru 486? Le donne infatti e solo loro, perchè la pillola è quella che consente l’aborto senza il raschiamento, senza il chirurgo, senza una parte della tradizionale sofferenza fisica. Quella dell’anima quando si abortisce nessun farmaco può toglierla o alleviarla e nessun farmaco si propone di farlo. Tutto chiaro mica tanto.

L’Organizzazione mondiale della Sanità a suo tempo, tanto tempo fa, l’indagine sulla Ru 486 l’ha fatta. E infatti il farmaco è in uso da anni in moltissimi paesi del mondo. L’Agenzia del farmaco europea l’indagine l’ha fatta, stessi risultati: funziona, non è nociva, può essere somministrata. L’Agenzia del farmaco italiana l’indagine l’ha fatta, dando, sia pure con anni di ritardo, il via libera alla pillola nel nostro paese. E allora che c’entra il Parlamento? A che serve la sua indagine? Sono forse onorevoli e senatori più competenti e preparati di medici, farmacologici e chimici? Ne sanno di più, sono in grado di esaminare le caratteristiche del farmaco? Ovviamente no.

L’indagine del Parlamento italiano è stata voluta e votata per verificare altra “congruità” della pillola. Altra rispetto alla salute. La “congruità” che si indaga, almeno formalmente, è quella dell’uso di questa pillola con la legge vigente numero 194 sull’aborto. Nella sostanza l’indagine ha lo scopo, tutto politico, di verificare se la pillola non renda meno doloroso e quindi più “facile” il ricorso all’aborto. Dunque la pillola viene passata e sottoposta a indagine politica.

Indagine che vede in partenza la Ru 486 imputata di alleviare dolore. E questo è culturalmente sospetto, se non intollerabile, per un Parlamento che in maggioranza ritiene il dolore compagno più o meno obbligato della nascita, dell’aborto, dell’inizio e della fine della vita, morte compresa. Dunque l’indagine parte per stabilire se la donna venga “favorita” nel suo peccato d’aborto. Che non sarà, 194 alla mano, reato, però peccato resta. E quindi va indagato e vigilato come tale. Indagine dunque che si traveste da scientifica ma che è culturale, anzi ideologica. Indagine dalla sentenza già scritta: la Ru 486 dovrà essere una sorvegliata speciale, un farmaco ostile alla morale cattolica e in quanto tale sopportata solo se in regime di “arresti ospedalieri”. Dunque, farla circolare il meno possibile, stringerla in una clandestinità di fatto, somministrarla alla donna solo dopo averle spiegato che quella pillola è indice di difetto morale.