Sicilia, oltre quattro ore sul Palermo-Catania, pensi a Quel treno per Yuma: non ti senti in Italia ma in Burundi

Sicilia, oltre quattro ore sul Palermo-Catania, pensi a Quel treno per Yuma: non ti senti in Italia ma in Burundi. Collegamenti ferroviari da terzo mondo, simbolo di una regione

di Giovanni Pizzo
Pubblicato il 16 Ottobre 2022 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA
Sicilia, oltre quattro ore sul Palermo-Catania, pensi a Quel treno per Yuma: non ti senti in Italia ma in Burundi. Collegamenti ferroviari da terzo mondo, simbolo di una regione

Sicilia, oltre quattro ore sul Palermo-Catania, pensi a Quel treno per Yuma: non ti senti in Italia ma in Burundi. Collegamenti ferroviari da terzo mondo, simbolo di una regione

In Sicilia, sali sul Palermo-Catania e pensi a Quel treno per Yuma. E non ti senti in Italia ma a sud del Burundi.

Il film originale del 1957, con Glenn Ford e Van Heflin, parla di una storia di miseria e di riscatto.  Un contadino tenta di portare in treno un noto bandito, Ben Wade/ Glenn Ford, verso una prigione. E una sensazione carceraria, di tradotte e tempo fuori corso, avvolge il passeggero dei treni siciliani. In particolare della tratta che dovrebbe essere la più simbolica, quella che unisce i due emisferi continentali in cui è divisa l’isola, Palermo e Catania.

Quel tratto ferroviario ha una bellezza struggente, se incolliamo lo sguardo al finestrino. Una Sicilia Interna che non vedremmo mai altrimenti, non avendo strade di collegamento che battono quelle contrade. Il problema, come al solito, non è la Bellezza. Il problema è che le FS della Sicilia hanno la stessa considerazione del Burundi, con rispetto parlando di una terra leggermente più a Sud di noi.

Ad un certo punto sulla Palermo-Catania le Ferrovie, il Ministero dei Trasporti, la Regione Siciliana inaugurano in pompa magna, il Frecciabianca.  Che non è un treno per Lourdes, ma la serie B del Frecciarossa, che noi siciliani, con binari unici e antiquati, non ci possiamo permettere. Di rosso, dal punto di vista ferroviario, abbiamo solo le guance per il pudore violato. Ora questa meraviglia della tecnica, alquanto agé, è stata tolta dal percorso. Era improduttiva. Inoltre andava molto più lenta dei pendolini regionali. 

Ma la cosa assolutamente assurda è che da orario ferroviario, nel 2015, eravamo riusciti a portare il tempo di percorrenza del Palermo-Catania da 4 ore e venti a 2 h e 47. Oggi il tempo di percorrenza è tornato, da orario ferroviario, da 3h e 50 a oltre 4. Come le maree riusciamo ad andare in avanti e tornare indietro.

Ma si possono mettere 4 ore per andare da Palermo a Catania? Non è il simbolo della dissoluzione di uno Stato, il proprietario di FS, un tale record negativo? E non è la metafora dell’indifferenza di un’isola ai fondamenti della civiltà moderna. Possiamo campare di reddito di cittadinanza a vita, tanto non abbiamo nulla da fare, se ci mettiamo 4 ore per percorrere 190 km. 

Einstein doveva essere siciliano nel DNA, perché il concetto della relatività applicato al tempo è nato qui. Kronos doveva abitare vicino all’Etna, e aspettava già allora che Trenitalia lo portasse alla velocità della tartaruga di Achille a Palermo.

Quando andremo in treno da Palermo a Catania, non dico in mezz’ora come in Giappone, ma almeno in un’ora e mezza saremo una regione italiana. Oggi non lo siamo.