Somalia/ A Mogadiscio i talebani operano indisturbati. Il governo di transizione e l’Amisom sono impotenti

A Mogadiscio i talebani si sentono a casa. Anche nei quartieri centrali della capitale somala, infatti, le milizie integraliste sopravvivono tranquillamente, nonostante la presenza delle truppe dell’esercito regolare. Il governo di transizione non può nulla di fronte alla loro abilità nel mimetizzarsi fra la gente: gli attacchi ai soldati avvengono all’improvviso.

La rivista americana Foreign Policy ha definito la città come «il luogo più pericoloso del mondo». L’unica capitale dove è facile e comune, in pieno giorno, assistere a conflitti a fuoco in centro, registrare rapimenti e attentati sotto gli occhi di centinaia di testimoni.

Lo stato di caos in cui versa Mogadiscio è ora anche oggetto del reportage di Roberto Bongiorni del Sole 24 Ore, che ha passato cinque giorni per le strade, scortato da quattro soldati, per verificare se davvero la capitale della Somalia sia un luogo senza nessuna legge. Non ci sono zone verdi come a Baghdad, non ci sono ambasciate come a Kabul. Dal 1991 tutto il Paese africano vive in condizioni politiche di assoluta precarietà. L’anarchia non è fermata neanche dall’Amisom, il contingente di pace presente in città dal 2007, forte di 4300 soldati. Dovevano essere il doppio, ma molti Stati hanno ritirato la loro disponibilità per non esporre i propri uomini alle guerriglie continue.

Il maggiore Barigye illustra i punti di forza degli “Shebaab”, come chiamano in Somalia i miliziani: «Sono infiltrati dappertutto. Controllano radio e tv, minacciano la popolazione e diffondono falsa informazione. E poi – prosegue il militare – hanno una rapidità di movimento sorprendente».

*Scuola di Giornalismo Luiss

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