Strage di Viareggio: primo indizio la ruggine. Ma un folle processo è già stato celebrato: imputati e colpevoli il treno, il Gpl, il mercato, le stazioni…

Pubblicato il 1 Luglio 2009 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA

L’ultima parola “magica” apparsa nella cronaca della strage di Viareggio è “ruggine”, la ruggine del carrello killer. È un’ipotesi, anzi qualcosa di più, ha quasi i connotati di una spiegazione. Ruggine è parola che rimanda ad usura dei materiali. Usura non controllata, non valutata. Ruggine è un dito indice puntato contro qualcuno, chiunque esso sia. Ed è parola “magica” perchè consente la celebrazione definitiva di un rito espiatorio, la ricerca del colpevole. Rito espiatorio necessario, perchè, senza un colpevole, la strage di Viareggio non è assimilabile dall’opinione pubblica. Forse un colpevole c’è davvero e forse no, ma il rito esige che ci sia comunque. Nessuno si è sottratto al rito, vediamo come è stato celebrato.

Quando un bimbo si fa male, i genitori percuotono lo spigolo contro il quale il bimbo ha sbattuto. È un’azione senza logica, eppure è un’azione diffusa. Un rito attraverso il quale si addomestica il dolore e si “punisce” chi o cosa l’ha provocato. Punire un oggetto inanimato non ha senso, eppure il senso del rito è chiaro: non doveva accadere e i genitori, attraverso il rito, attestano e garantiscono questo “non doveva” del dolore del bimbo. Bimbo che se ne sente confortato. Qualcosa di assolutamente identico è accaduto nel caso della strage di Viareggio: si è celebrato il rito della “percossa allo spigolo”. “Percosse” sono state inflitte al trasporto via treno del Gpl. Una cosa senza logica e senza senso. E, se non per ferrovia, come? In autostrada è più pericoloso. In aereo? In nave e poi come dai porti? Trasportare Gpl e altri carichi pericolosi via ferrovia è la scelta meno pericolosa che c’è. Eppure fior di giornali e tv hanno definito piccole “Chernobyl” i quotidiani convogli ferroviari. Forse qualcuno definisce Chernobyl in miniatura i Tir o le cisterne che ogni giorno a migliaia trasportano in città, sotto casa, carburanti e prodotti chimici?

È stata “percossa” la linea ferroviaria, i binari che passano nelle città. E dove dovrebbero passare i binari? I treni portano nelle città, sono fatti apposta per questo. È stata “percossa” la vetustà dei carri ferroviari, salvo poi scoprire che quello deragliato ha soli quattro anni di vita. È stata “percossa” la molteplicità dei controlli, la stessa molteplicità di controlli che viene indicata come garanzia rispetto all’aleatorietà di un controllo unico. È stato “percosso” il mercato, la liberalizzazione, l’Alta Velocità: tutto e il contrario di tutto in un generale ed entusiasta festival dell’irrazionalità.

Gli umani non vivono infatti di sola ragione e razionalità. Infatti concepiscono e chiedono come concretissima cosa qualcosa che non è e non può essere nella realtà. Ciò che si chiede è “rischio zero, pericolo zero e sicurezza assoluta”. Lo si chiede a gran voce e con un candore tanto genuino quanto letteralmente pazzesco. Rischio zero e pericolo zero mai si danno in qualunque attività umana, eppure gli umani li esigono. È il loro modo di metabolizzare la strage, umanissimo modo e, insieme, modo senza ragione. Ragione vorrebbe fosse contemplata anche la possibilità dell’incidente che nessuno può prevenire. Le cose di questo mondo, anche i carrelli ferroviari, talvolta si rompono anche senza una negligenza, un colpevole, un sistema marcio e sbagliato all’origine della rottura. Ma il solo pensarlo questo pensiero è blasfemo, bestemmia rispetto alle esigenze della pubblica opinione che ha bisogno di un credo, di una fede che assicuri: «Non può succedere se per intervento del maligno».

Questa fede è stata proclamata e officiata da giornali e sindacati, titoli e scioperi. Questo credo è il credo generale. Ma quella cisterna aveva 4 e non 40 anni, era stata revisionata a marzo e non anni fa, circolava con data di revisione a fine anno. Questa catena di garanzie può aver avuto un anello debole e marcio, la “ruggine” dà concretezza al sospetto. Ma prima, molto prima di questa piccola ma concreta circostanza, si è raccontato il Gpl come un assassino a piede libero. E allora le bombole che sono in ogni casa? Il trasporto su treno come un continuo e criminale azzardo quando è il sistema con miniri incidenti. I binari e la stazioni in città come follia. E allora dove i binari e le stazioni, in zone disabitate? Qualcuno forse ha sbagliato con quel carrello, ma, prima di intentare un processo ad un imputato ancora sconosciuto, è stato celebrato un processo alla vita, colpevole di contemplare, tra le sue eventualità, anche la morte.