Sudan, Khartoum/ La polizia usa manganelli e gas lacrimogeni contro donne che manifestavano a favore di Lubna Hussein

Pubblicato il 4 Agosto 2009 - 19:57 OLTRE 6 MESI FA

La polizia sudanese martedì ha lanciato gas lacrimogeni ed usato i manganelli per disperdere un centinaio di donne che si erano riunite davanti al tribunale di Khartoum per protestare contro il processo a carico della giornalista Lubna Hussein, accusata di aver violato il codice islamico di vestiario indossando un paio di pantaloni, a quanto riferisce The Huffington Post. Il processo è stato rinviato al 7 settembre ma le donne hanno voluto manifestare ugualmente.

Lubna, la cui età non è conosciuta ma secondo notizie di stampa si aggira intorno ai 35 anni, rischia 40 frustate perché accusata di «abbigliamento indecente». Molte delle donne che manifestavano davanti al tribunale indossavano pantaloni in segno di solidarietà con la giornalista, che oltre che a collaborare ad un giornale lavorava nell’ufficio stampa della missione delle Nazioni Unite in Sudan. Da questo impiego ha rassegnato le dimissioni per perdere l’immunità diplomatica ed affrontare i giudici da comune cittadina.

Nella rigida interpretazione della legge islamica da parte del regime sudanese andato al potere dopo un colpo di stato guidato dal presidente Omar al-Bashir nel 1989, i pantaloni per le donne sono considerati indecenti, anche se attivisti per i diritti umani ed esperti legali sostengono che tale interpretazione è arbitraria.

Lubna è stata arrestata il 3 luglio scorso assieme ad altre 13 donne durante un’ incursione della polizia in un popolare locale di Khartoum. Dieci delle tredici donne sono state frustate due giorni dopo in una stazione di polizia e multate per l’equivalente di 80 euro. Ma Lubna ed altre sue due compagne hanno scelto di affrontare i giudici, esortando colleghi giornalisti, attivisti per i diritti umani e diplomatici occidentali ad assistere al processo e fare pubblicità al suo caso a livello internazionale.

«Non ho paura delle frustate», ha dichiarato Lubna ai giornalisti, «e la questione non è se io sia innocente o colpevole. Quello che voglio ottenere è che la legge cambi». Ha aggiunto che intende portare avanti il suo caso fino a sottoporlo al giudizio della corte costituzionale sudanese, precisando che se fosse trovata colpevole è pronta a ricevere «anche 40 mila frustate».