Svezia/ Il Vescovo è donna, ha un figlio e anche lesbica. Apriti cielo.

Pubblicato il 1 Luglio 2009 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA

Nella tollerante Svezia qualcuno non tollera che una donna lesbica, con un figlio, sia stata nominata capo della chiesa luterana.

Si chiama Eva, come la prima donna. E, come la comune antenata, Eva Brunne non poteva non scatenare reazioni furiose.

Cinquantacinque anni, un volto aperto, il piglio franco, la Brunne vive a Stoccolma, in Svezia, e avrebbe tutto, anche la fisiognomia, per essere una persona comune. Eppure, Eva ha un destino eccezionale: essere la prima vescova lesbica della storia.

Sebbene la gonnella spetti di diritto ai preti dai secula seculorum non si era ancora visto che una donna lesbica accedesse alle più alte gerarchie della Chiesa. Certo, non bisognerà specificare che non sono le austere stanze del Vaticano ad essere state valicate. La Svezia è un paese di consolidate tradizioni liberali e il clero, a quelle latitudine, è aperto da almeno cinquant’anni all’altra metà del cielo. Ma a tutto c’è un limite, devono aver pensato in quei luoghi; anche all’apertura. Perché infatti, se di vescovati “pink” se n’erano visti in passati, di gerarchie “lesbo pride” non ancora. Ed allora apriti cielo…

Agli avversari della Brunne, che hanno già cercato di invalidarne l’elezione, forse non va giù il fatto che la neo-vescova si distingua per la sua posizione “engagé” nel movimento lesbico. Dopo l’elezione al seggio la Brunne ha subito concesso interviste a importanti settimanali omosessuali per parlare del suo rapporto con la compagna. “Gumilla è una pretessa come me” – ha dichiarato ” e questo facilità il nostro rapporto.”

Nonostante le critiche piovano, Eva va avanti, con Gumilla e la loro figlia. Da quando il parlamento svedese ha cambiato la legge sul matrimonio e sui figli degli omosessuali c’è un gay baby boom. E se la legge e la società  non ci trovano nulla da ridire, non capiscono da quelle parti perché il clero dovrebbe mostrarsi più retrivo. “E’ un pastore che prende cura del suo gregge” – dice un fedele della diocesi di Stoccolma – “purtroppo questo non conta per chi si riempie la bocca di rabbia indignata”.