Old Media, la rivincita del Washington Post con l’inchiesta sui servizi segreti

Pubblicato il 19 Luglio 2010 - 19:43 OLTRE 6 MESI FA

Il Washington Post ha dato oggi una lezione a chi sostiene che i giornali sono condannati all’estinzione: la maxi-inchiesta sulla Top Secret America, frutto di due anni di giornalismo investigativo, è la prova che gli ‘old media’ non sono morti e neanche moribondi.

Pur essendo un progetto destinato ‘anche’ al giornale di carta (il glorioso quotidiano di ‘Tutti gli Uomini del Presidente’ che nel 1974 provocò la caduta di Richard Nixon per lo scandalo Watergate) il lavoro in tre puntate dell’equipe guidata da Dana Priest e William Arkin è un condensato delle possibilità offerte alle grandi testate tradizionali dai ‘new media’: oltre al suo sito web (TopSecretAmerica.com), la serie in tre puntate ha anche un conto Twitter (@PostTSA) e una pagina Facebook (http://facebook.com/TopSecret America).

Un documentario della Pbs sul progetto andrà in onda in ottobre: da oggi è disponibile il trailer. Lo scoop è il secondo in pochi giorni per una testata tradizionale: qualche giorno fa un reportage della rivista Rolling Stone aveva fatto cadere la testa del comandante Usa e Nato in Afghanistan Stanley McChrystal.

Per il Washington Post è in parte il frutto di una scelta dell’anno scorso: il quotidiano, per ridurre i costi a fronte della crisi della pubblicità, aveva deciso in novembre di chiudere tutte le sue redazioni locali negli Stati Uniti per concentrarsi nella copertura politica dei palazzi di Washington: decisione dolorosa e che per mesi sembrava aver condannato il quinto giornale più letto degli Stati Uniti a una dimensione locale, fino a oggi, quando è arrivato lo scoop.

Nel servizio, corredato da interviste al capo del Pentagono Robert Gates, della Cia Leon Panetta e all’ex direttore dell’intelligence nazionale Dennis Blair, i giornalisti del Post hanno consultato centinaia di migliaia di documenti pubblici di organizzazioni del governo e contractor privati.

Hanno individuato 45 agenzie (ad esempio l’Fbi) che fanno lavoro top secret e determinato che possono essere spezzettate in 1.271 sotto-unità. Nel settore privato sono stati identificati 1.931 contractors per conto del governo. Durante il progetto – e prima di andare in stampa e in rete – sono state adottate precauzioni speciali per evitare di compromettere la sicurezza del paese.

”Ogni dato è sostanziato da almeno due documenti pubblici”, ha spiegato il Post: ”Abbiamo permesso a funzionari del governo di prendere il visione del sito mesi fa e chiesto di farci presente le loro preoccupazioni. Abbiamo rimosso alcuni dati che avevano alzato campanelli d’allarme e limitato la capacità del pubblico di zoomare sulle mappe per identificare le località top secret”.

Detto questo non sono mancate le polemiche. Il direttore dell’intelligence nazionale David C. Gompert, che di recente ha preso il posto di Blair, ha criticato lo scoop sugli sprechi della ‘Top Secret America’: ”L’inchiesta non riflette la comunità dell’intelligence che conosciamo”.