Le lacrime della escort, nuda nelle braccia di un ex fidanzato della mamma

Pubblicato il 5 Ottobre 2009 - 19:26| Aggiornato il 20 Ottobre 2009 OLTRE 6 MESI FA

abbraccioTi può anche capitare di assistere a episodi a dir poco toccanti. A me è successo qualche anno fa e a volte ancor oggi mi commuovo nel ricordare l’episodio. Anche se non nascondo che non riesco a trattenere, con una lacrimuccia, un sorriso.
Vado con una ragazza che conosco da poco, arrivata appena appena a Milano da una regione del  sud. Ha gravi problemi economici, non vuole chiedere aiuto alla famiglia, non trova lavoro, me la presentano e mi dicono di aiutarla. Lo faccio volentieri perché vedo subito che è di buona pasta, una ragazza di sentimenti. Si chiama Tina, abbreviato di Concettina, siamo ancora amiche adesso. Ci chiamano da fuori Milano, ricca città di provincia  verso nord, un lussuoso residence. Appartamento ben arredato, toni del marrone, nuances del beige. Due camere da letto ciascuna con bagno, soggiorno-pranzo con angolo cottura. Vi alloggiano due tipi, a occhio e croce più grandi di noi di una ventina d’anni, signorili, eleganti, meridionali. Per me esperienza piacevole, quasi rilassante. Dopo, due chiacchere di banalità, un caffè, una sigaretta (fumo poco, ma di tanto in tanto mi distende). I minuti scorrono che non me ne accorgo. Ma dopo un’ora siamo entrambi a corto di argomenti. Cominciamo a guardarci attorno con imbarazzo, alla ricerca di nuovi spunti. Che vada via da sola non se ne parla nemmeno, perché non si lascia mai una amica in mezzo a una missione e poi perché aveva guidato lei la mia macchina e le chiavi le erano rimaste nella borsa. E poiché la regola numero uno che ogni ragazza sa è che non ci si deve separare mai dalla propria borsetta, nemmeno se si va al bagno, le chiavi della mia macchina erano nella sua borsetta dietro la porta chiusa dell’altra stanza e recuperarle era quindi impossibile.
Tra  tutti questi pensieri, tra una frase stiracchiata e l’altra, tra silenzi imbarazzati e anche qualche sbadiglio era intanto trascorsa un’altra ora. Stava facendosi buio e stavo diventando nervosa al pensiero del ritorno di sera e agli impegni, due in sequenza, che avevo più tardi. Ma niente da fare. Un’altra ora abbondante doveva trascorrere prima che la porta si aprisse, per inquadrare Tina dolcemente appoggiata al braccio del suo momentaneo compagno, lei in lacrime, lui con l’espressione assorta e romantica.
La spiegazione non doveva tardare. Era successo che vedendo i tratti del volto di Tina, inequivocabili, l’amico avesse cercato conferma alla impressione che si trattasse di una ragazza del sud, ma era trasecolato quando Tina gli aveva rivelato che non solo era del sud, ma di una regione, anzi di una città che era la sua stessa. E di parola in parola, di sorpresa in sorpresa, di ma non è possibile in che coincidenza era venuto  fuori che lo sconosciuto era stato, molti anni prima, innamorato proprio della madre di Tina, ma proprio innamorato che voleva fidanzarsi e sposarla. Nulla era poi accaduto perché la futura madre di Tina aveva preferito un giovane pizzaiolo e da allora i due non si erano più né visti né sentiti e lui era anche venuto a lavorare al nord come ingegnere per mettere più di mille chilometri tra sé e l’inarrivabile amata.
Ma il destino, per mano, e non solo mano, di Tina, gli aveva fatto ritrovare il filo  di un discorso perso nel tempo e ovviamente, date le circostanze, non riannodabile.