“Turiste dell’aborto” in Svizzera: una donna su tre è italiana
Pubblicato il 7 Aprile 2009 - 13:06| Aggiornato il 17 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA
Su 682 aborti eseguiti nel 2008, quasi tutti nel Canton Ticino, oltre i 200 sono stati richiesti da italiane. La fascia di età più coinvolta è quella che va dai 25 ai 29 anni.
Carlo Luigi Caimi, avvocato e deputato democristiano ha lanciato l’allarme del “turismo abortivo”: «Queste cifre ci colpiscono e non potevamo osservarle in silenzio. Sul fenomeno abbiamo avanzato diverse ipotesi: uno dei problemi è dato dalla Ru486, che in Italia o non c’è o se ne fa un uso molto limitato. Gioca poi a nostro vantaggio il discorso della privacy, rigorosissimo. A questo aggiungiamo l’efficienza del sistema sanitario e la quasi totale mancanza di tempi di attesa».
Sul fenomeno del “turismo abortivo” si è espresso anche il ginecologo del Sant’Anna di Torino, Silvio Vitale, che da anni si batte per introdurre in Italia il farmaco abortivo: «Il fenomeno non è nuovo.
Queste donne sono persone che trovano informazioni su Internet e che preferiscono spendere da 400 a 600 euro oltre confine piuttosto che fare le code nei nostri consultori, dove c’è sempre qualcuno che ti può riconoscere o ricordarsi di te. E poi sono donne che non vogliono rischiare la corsa contro il tempo dei pochi ospedali che oggi importano l’Ru486, il farmaco abortivo, dal momento della richiesta infatti, in Francia e Svizzera, passano 4-5 giorni».