“Turiste dell’aborto” in Svizzera: una donna su tre è italiana

di Alessandro Avico
Pubblicato il 7 Aprile 2009 - 13:06| Aggiornato il 17 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Su 682 aborti eseguiti nel 2008, quasi tutti nel Canton Ticino, oltre i 200 sono stati richiesti da italiane. La fascia di età più coinvolta è quella che va dai 25 ai 29 anni.

Carlo Luigi Caimi, avvocato e deputato democristiano ha lanciato l’allarme del “turismo abortivo”:  «Queste cifre ci colpiscono e non potevamo osservarle in si­lenzio. Sul fenomeno abbiamo avanzato diverse ipotesi: uno dei problemi è dato dalla Ru486, che in Italia o non c’è o se ne fa un uso molto limitato. Gioca poi a nostro vantaggio il di­scorso della privacy, ri­gorosissimo. A questo aggiungiamo l’efficien­za del sistema sanita­rio e la quasi totale mancanza di tempi di attesa».

Sul fenomeno del “turismo abortivo” si è espresso anche il ginecologo del Sant’Anna di Torino, Silvio Vitale, che da anni si batte per introdurre in Italia il farmaco abortivo: «Il fenomeno non è nuovo.

Queste donne sono persone che trovano informazioni su Internet e che prefe­riscono spendere da 400 a 600 euro oltre confine piuttosto che fare le code nei nostri con­sultori, dove c’è sempre qual­cuno che ti può riconoscere o ricordarsi di te. E poi sono don­ne che non vogliono rischiare la corsa contro il tempo dei po­chi ospedali che oggi importa­no l’Ru486, il farmaco abortivo, dal momento della richiesta infatti, in Francia e Svizzera, passano 4-5 giorni».