Un ciondolo, una bici, un labrador e le donne che dovrebbero volersi più bene

Pubblicato il 14 Luglio 2010 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA

Sette vittime in tre mesi: tutte uccise da un ex che «sembrava normale»

Cristina di trentadue anni, maestra, a Torino. Sonia di quarantadue a Cremona. Maria di trentasei, sempre dalle parti di Torino. Debora, vent’anni, ancora nel Cremonese. Simona, ventitré anni, a Novara. Roberta di quarantatré anni, vicino a Venezia. E a pochi chilometri da lei, una settimana dopo, Eleonora di sedici anni. Talmente pochi, che quasi non si riesce a dirlo.
Sette donne in tre mesi: tutte uccise da un ex che non volevano più. Una strage di donne. Tutte giovani e belle donne del Nord, sorridenti nelle fotografie: una accarezza il suo labrador, l’altra ha quegli occhialoni da sole buffi che hai comprato anche tu, l’altra ancora una catenina d’argento con un ciondolo a forma di cuore, l’ultima pelle e capelli stupendi, e ti viene il pensiero scemo che di sicuro mangiava i prodotti biologici che vendeva nel suo negozio.
Sono volti di donne che potrebbero essere tue amiche di Facebook, donne normali che lavorano, vivono, sognano, studiano, hanno voglia di amare. Solo una di loro, Cristina, la maestra, aveva dei figli: l’ha uccisa l’ex marito davanti allo psicologo dei servizi sociali. Le altre, con il loro assassino, erano state fidanzate per un periodo breve. Maria e Sonia, ammazzate lo stesso giorno dallo stesso stalker, un carrozziere pregiudicato, dovevano essersi lasciate andare in un periodo di solitudine a un uomo che sembrava galante e gentile, un uomo con due figli, molto più grande di loro. Maledetto bisogno di essere amate.
Donne così, donne come Maria e Sonia, non avrebbero dovuto sprecare nemmeno uno sguardo, nemmeno un pensiero per un uomo così.
Di Fabio, che si era laureato a trent’anni e ha ucciso una ragazzina, possiamo pensare che forse era un malato. Ma Luca, il carabiniere che aveva messo incinta la fidanzata e non voleva perdere nemmeno Simona e l’ha assassinata, era lucidissimo: ha finto per un mese di indagare sulla sua scomparsa. «Solo così potremo stare insieme tutta la vita», ha lasciato scritto Riccardo, che ha sparato due colpi addosso a Debora al cimitero di Agnadello e poi si è ucciso. Invece Andrea, che ha ammazzato Roberta con cinquanta coltellate e non è riuscito a morire, ha detto: «Non sopportavo di saperla felice con il suo nuovo amore».
Uomini deboli, folli, violenti, uomini malati, uomini disperati, uomini che «sembravano normali». Adesso gli psicologi dicono che la crisi economica e sociale esaspera le tensioni collettive e accentua quelle individuali. Gianna Schelotto pensa «al lavoro meritorio del ministro Carfagna che però potrebbe, ogni tanto, anche levare la sua voce contro certi atteggiamenti goliardici ma ferocemente lesivi della dignità femminile del suo capo». Magari hanno ragione.
Ma io stavolta non ce la faccio a pensare a Berlusconi, o al «corpo delle donne». Penso a quella catenina a forma di cuore. Alla bicicletta di Eleonora di sedici anni. A Lola, il labrador di Maria. E mi viene da piangere. Le donne dovrebbero volersi più bene.
 

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