Usa e Siria/ Prove tecniche di distensione. Obiettivo: unire gli sforzi per pacificare l’Iraq

Pasqualino Bartolomeo (Scuola Superiore di Giornalismo Luiss)
Pubblicato il 4 Giugno 2009 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA

Segnali di disgelo tra Stati Uniti e Siria: i due Paesi sono al lavoro per avviare un tavolo bilaterale volto a migliorare i propri rapporti diplomatici. È quanto riportato dal “Washington Post” citando fonti ufficiali di entrambi i Paesi. L’ok della Siria autorizzerebbe la visita a Damasco di una delegazione di alti ufficiali dell’esercito americano già nelle prossime settimane. Scopo del summit, discutere degli sforzi comuni volti a reprimere l’insurrezione in Iraq.

Anche l’inviato dell’amministrazione Obama per la pace in Medio Oriente, George J. Mitchell, sta pianificando un viaggio a Damasco in questo mese. Mitchell, l’ufficiale americano più alto in grado che abbia messo piede in Siria da quattro anni a questa parte, sonderà il terreno anche per verificare l’impegno concreto della Siria ad avviare un serio discorso di pace con Israele. La visita dell’esercito statunitense era stata programmata al telefono tra il segretario di Stato americano Hllary Rodham Clinton e il ministro degli Esteri siriano Walid-al-Moualem, ma Damasco non ha ancora confermato la data.

Fonti ufficiali americane affermano che l’amministrazione Obama non ha elaborato un piano formale per ridiscutere i rapporti con la Siria, ma le due visite in programma potrebbero gettarne le basi. Sebbene ufficiali del Comando centrale abbiano incontrato le controparti siriane per discutere della questione sicurezza in Iraq, per anni i militari non sono stati in grado di avviare un discorso comune sulla situazione irachena.

E, secondo un alto ufficiale dell’esercito americano, che vuole rimanere anonimo perché non autorizzato a parlare pubblicamente della questione, «bisogna che ci sia volontà di accordarsi su entrambi i fronti, l’agenda Mitchell e quella irachena, altrimenti non sarà facile che i siriani accettino di sedersi a un tavolo con gli Stati Uniti».

Dal Comando centrale tuttavia non rispondono alle richieste, avanzate dal “Washington Post”, di sapere maggiori dettagli su chi sarà inviato a Damasco. Tuttavia, altre fonti ufficiali sostengono che gli ufficiali inviati non saranno alti in grado.

Favorevole alla visita dell’esercito americano è Imad Moustapha, l’ambasciatore siriano negli Stati Uniti, che auspica un’inversione di rotta rispetto all’amministrazione Bush. Quest’ultima accusava la Siria di aiutare gli insorti iracheni, mentre Damasco ha sempre negato. E quando da parte siriana c’era volontà di discuterne, gli americani rifiutavano. Ora con Obama «il contesto è differente e le possibilità di cooperazione rappresentano una grande opportunità».

Moustapha sostiene che la pace in Iraq è nell’interesse di Damasco, visto che la Siria ospita un milione e mezzo di rifugiati iracheni, «che non potranno ripartire finché non si sentiranno sicuri».

Gli Stati Uniti, invece, non hanno un ambasciatore in Siria fin dal 2005, anno in cui Bush ritirò Margaret Scobey da Damasco per protesta contro l’assassinio di Rafiq al-Hariri, il vecchio primo ministro libanese che lottava contro l’influenza politica siriana nel proprio Paese. E ad oggi non ci sono segnali da parte di Obama circa l’invio di un altro ambasciatore in Siria.

Jeffrey D. Feltman, vice segretario di Stato ad interim, ha visitato due volte la Siria da quando Obama si è insediato alla casa Bianca, ma finora un riavvicinamento tra i due Paesi non appare proprio scontato. Anche perché lo scorso mese Obama ha rinnovato le sanzioni nei confronti di Damasco.

A rivelare per primo della visita dell’esercito americano in Siria è stato l’editorialista del “Washington Post”, David Ignatius, su una rubrica on line pubblicata alo scorso lunedì. A svolgere un ruolo fondamentale per eliminare le frizioni tra i due Paesi, sempre secondo Ignatius, sarebbe stato il presidente della Commissione per le Relazioni Estere del Senato, John F. Kerry.