Adriatico, salta il piano di trivellazioni davanti ad Ortona

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2015 - 10:58 OLTRE 6 MESI FA
Adriatico, salta il piano di trivellazioni davanti ad Ortona

Manifestazione dei movimenti “no triv”

ROMA – Hanno vinto i “no triv”: niente trivellazioni davanti alla costa adriatica, salvo il tramonto sul mare davanti ad Ortona, in Abruzzo. Il movimento che protestava contro il progetto di perforazione nel Mare Adriatico autorizzato dal governo Renzi con il decreto “sblocca Italia” ha vinto. Lo stesso governo ha fatto marcia indietro e ha presentato un emendamento alla Legge di Stabilità che, se approvato, farà saltare la concessione al gruppo Rockhopper i sondaggi e la “coltivazione” di idrocarburi al largo di Ortona. 

 

L’esecutivo ha deciso di ristabilire il limite di dodici miglia dalla costa per le trivellazioni, facendo così saltare il cosiddetto “progetto Ombrina”. Salve così le coste di Abruzzo e Molise, due regioni dove, negli ultimi mesi, si sono moltiplicate le manifestazioni contro il progetto di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi della Rockhopper, progetto tra l’altro previsto a due passi da un parco marino in attesa di essere ratificato da Roma.

L’emendamento prevede il ripristino del divieto delle 12 miglia facendo salvi solo i titoli abilitativi già rilasciati. Festeggiano le associazioni e anche il Movimento 5 stelle: “L’emendamento della maggioranza alla legge di stabilità è una buona notizia per gli abruzzesi e tutti gli italiani – commenta il deputato pentastellato Gianluca Vacca – A meno di colpi di scena dell’ultimo minuto la storia di Ombrina nei prossimi giorni potrebbe considerarsi chiusa. E’ l’ennesima dimostrazione che le lotte di territorio e della popolazione non possono restare inascoltate per sempre”.

Sul testo il Coordinamento No Ombrina fa notare che “un aspetto negativo riguarda l’abrogazione della previsione del cosiddetto ‘Piano delle aree’, inserito a ottobre 2014 nel passaggio in Parlamento per la conversione in legge dello Sblocca Italia”, una norma, sottolinea ancora il Coordinamento, “scritta male perché affidava al Ministero dello Sviluppo Economico il potere di approvare il Piano senza l’accordo con le Regioni e gli enti locali”.

Le associazioni che per anni si sono battute per tutelare le coste annunciano che “la lotta continuerà anche per i progetti collegati agli idrocarburi fuori le 12 miglia e in terraferma, visto che tutti gli scienziati considerano ormai indispensabile lasciare gli idrocarburi nel sottosuolo” e attendono “gli esiti del confronto parlamentare, comunque pronte a ogni ulteriore mobilitazione”.