In Marocco si decide il futuro delle balene. Il mondo si divide tra la moratoria e le quote per la caccia

Pubblicato il 22 Giugno 2010 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA

Il futuro delle balene si sta decidendo ad Agadir, in Marocco. E’ lì che da ieri è riunita la Commissione baleniera internazionale (Iwc): gli 88 Paesi che ne fanno parte dovranno decidere se mantenere, revocare o modificare la moratoria sulla pesca dei grossi mammiferi marini che vige da 24 anni ma che, sistematicamente, viene violata dal Giappone, dalla Norvegia e dall’Islanda con la scusa della ricerca scientifica. La realtà è che la maggior parte delle volte la ritroviamo sulle tavole, solitamente del Sol Levante, sotto forma di una sorta di pancetta, o tagliata sottile nei piatti di sashimi. Con la conseguenza che la maggior parte delle specie di grandi balene sono a rischio di estinzione.

I Paesi occidentali, sensibilizzati dagli anni di lotte ed estranei alla cultura della mattanza del grosso mammifero, vorrebbero continuare a vietare questa pratica. «Rispettiamo le istanze internazionali ma dobbiamo avere fermezza per continuare a batterci in tutte le sedi, compresa Agadir, affinché si giunga ad un bando effettivo di questa barbara forma di caccia, che non ha niente a che vedere con la pesca moderna», ha dichiarato al Corriere il ministro per le Politiche agricole Giancarlo Galan.

Nel vertice sono varie le proposte sul tavolo. Per un verso c’è il Giappone che vorrebbe abolire il divieto di caccia introducendo delle quote. Dall’altra parte si schierano le associazioni ambientaliste che, al contrario, chiedono sanzioni più severe per chi caccia nelle aree protette. La soluzione, come sempre, verrà trovata in una via di mezzo, sottoscritta dal presidente Cristian Maquieira: mantenere la moratoria ma concedere delle quote «sostenibili» alle nazioni che cacciano.

Un compromesso politico ma che non è da prendere alla leggera, visto che cambierà il futuro dei cetacei. «Legittimare questi Paesi significa aprire la strada ad una nuova era di caccia sfrenata per tutti», ha commentato Giorgia Monti di Greenpeace Italia, che proprio lunedì aveva inscenato una protesta in piazza di Spagna a Roma. L’associazione ambientalista aveva portato una balena gonfiabile di 15 metri sulla scalinata con un enorme striscione: «Le balene non sono in vendita».