Centrali nucleari e sicurezza: nella Ue ogni Stato decide per sé

Pubblicato il 14 Marzo 2011 - 16:41 OLTRE 6 MESI FA

La centrale di Fukushima dopo l'esplosione

BRUXELLES – Gli standard di sicurezza per le centrali nucleari in Europa dipendono dai singoli Stati membri e non sono armonizzati tra loro. E’ quanto è emerso da fonti comunitarie che hanno spiegato come – in base all’articolo 41 del trattato Euratom – i singoli stati Stati hanno l’obbligo di informare la Commissione europea sui piani di investimento per la realizzazione degli impianti atomici, ma poi sono i governi e gli operatori titolari della licenza ad avere la responsabilità per la sicurezza.

Di più: è stato specificato che in caso di opinione negativa della Commissione, questo non ha valore legalmente vincolante. Secondo le stesse fonti sono quattro in Europa gli impianti che utilizzano la stessa tecnologia di ‘raffreddamento ad acqua bollente’ dell’impianto giapponese di Fukushima (che era stato costruito nel 1971 ed avrebbe dovuto essere chiuso proprio quest’anno), due di essi sono in Spagna (i reattori di Cofrentes 1 e Santa Maria de Garona 1) gli altri due in Svizzera (a Muhlenberg e Leibstadt).

In Europa la vita media delle centrali nucleari è di 30-40 anni (in Usa si arriva a 60 anni), ma i diversi stati membri hanno regole diverse. Alcuni danno la licenza per l’intera vita prevista della centrale, altri la danno per dieci anni e la prolungano per altri dieci dopo una serie di controlli di sicurezza. In ogni caso, è stato sottolineato dalle fonti, l’uso delle centrali – così come l’eventuale prolungamento della vita dei reattori è di competenza dei singoli governi. In particolare è stato citato il caso della Svezia che ha sì deciso di rinunciare al nucleare, ma il governo in carica ha altresì stabilito la sostituzione dei reattori delle centrali in esaurimento di attività (attualmente stimabile in 7-800 MegaWatt) con nuovi reattori (di potenza attorno ai 1.600 MegaWatt).

Sono invece tre le centrali attualmente in costruzione in Europa: una in Francia a Flamanville, una in Finlandia a Okiluoto e la terza in Slovacchia a Mochovce. In Gran Bretagna sono sotto esame le tecnologie di Areva e Westinghouse, mentre piani di costruzione vengono fatti in Slovenia. A proposito dell’incidente in Giappone è emerso che al momento del sisma sono state 11 le centrali che si sono aumaticamente ‘spente’, ma è stata proprio la mancanza di energia elettrica a mandare in crisi i sistemi di raffreddamento. Lo tsunami ha poi mandato fuori uso i generatori diesel che dovevano far funzionare i sistemi di raffreddamento.