Clima, Doha: “L’Europa sbaglia tutto. Meno pale eoliche, più dighe”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Dicembre 2012 - 19:09 OLTRE 6 MESI FA
Pale eoliche a Nauen, vicino Berlino (Ap-Lapresse)

BERLINO – L’accordo sul clima a Doha è fallito, ma non perché gli europei sono i “buoni” e tutti gli altri, Stati Uniti e Cina in testa, sono i “cattivi”. Secondo Kai Konrad, economista e consulente del governo tedesco l’Europa e la Germania sbagliano se credono di continuare con questo approccio “pionieristico”.

Intervistato da Der Spiegel, Konrad spiega cosa intende con “pioneristico”: “Dare il buon esempio pensando che gli altri poi lo seguano”. Una strategia “che indebolisce la posizione negoziale” dell’Europa, secondo Konrad.

L’economista sostiene che “la Germania e l’Europa sono sedute al tavolo con degli scrocconi” ovvero stanno trattando con dei Paesi che non hanno pagato quello che ha pagato il Vecchio Continente per ridurre le emissioni di Co2, ma è una pura illusione credere che “il nostro comportamento nobile impressioni gli altri” ovvero che il nostro dare il buon esempio induca gli altri a fare delle concessioni sul tetto alle emissioni di Co2. Tetto che finora solo l’Europa si è impegnata a rispettare.

Konrad ha una posizione totalmente anti-ambientalista sulla lotta al riscaldamento globale: “Invece di costruire pale eoliche, si dovrebbero costruire più dighe”, ovvero invece che combattere l’innalzamento delle temperature, iniziare a prendere le contromisure e a cercare di convivere con un futuro sempre più prossimo dove “l’Europa centrale non va incontro a grandi sofferenze: Berlino avrà le stesse temperature che oggi ci sono a Roma, gli aggiustamenti che ci sono da fare non sono nulla di trascendentale”.

Quindi spendere soldi per ridurre le emissioni di Co2 sarebbe secondo Konrad inutile perché “un continente da solo non può salvare il clima di tutta la Terra. Se noi continuiamo a ridurre le emissioni mentre gli altri continuano a non farlo, le nostre buone intenzioni restano buone intenzioni, ma intanto ci spingono a un comportamento costoso per noi e nullo ai fini del clima”.

Al giornalista dello Spiegel che gli chiede se i Paesi industrializzati occidentali, responsabili da 150 anni delle emissioni di anidride carbonica che stanno facendo riscaldare il pianeta, non abbiano un debito con Paesi come la Cina, che inquina solo da pochi decenni, Konrad risponde che “facciamo già tante concessioni nei negoziati alla Cina, che quel debito lo abbiamo largamente ripagato”.

Per quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo, la posizione di Konrad sembra cinica: “Dovremmo smetterla di sborsare aiuti per ridurre l’inquinamento all’inizio dei negoziati, senza chiedere prima nulla in cambio”.

Questa la sua motivazione: “Un mio collega ha giustamente detto: “Stiamo spendendo una grande quantità di denaro per proteggere i figli dei nipoti delle stesse persone che stiamo permettendo a morire di fame oggi”. L’importo che stiamo spendendo, nel tentativo di ridurre le emissioni di Co2 sarebbe meglio investirlo in istruzione e sanità nelle regioni che si trovano in pericolo. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare le condizioni economiche dei paesi in via di sviluppo, perché questo, a sua volta, rafforza la capacità di tali Paesi di adattarsi ai cambiamenti climatici”.

Konrad non concede all’intervistatore neanche il fatto che, per il suo atteggiamento “pionieristico”, la Germania sia all’avanguardia nella “green economy” e sia leader mondiale nello sviluppo di tecnologie rispettose dell’ambiente: “Purtroppo, anche questo è vero solo in parte. Guarda chi domina oggi il mercato globale dei pannelli solari. Le più grandi aziende sono in Cina, ed esportano in Germania”.