Clima: Durban non vuole essere la tomba del protocollo di Kyoto

Pubblicato il 27 Novembre 2011 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA

JOHANNESBURG, 26 NOV – Il Sudafrica fara' di tutto per evitare che Durban sia la tomba del Protocollo di Kyoto. L'impegno, enunciato in una conferenza stampa gia' a agosto dalle ministre dell'Ambiente Edna Molewa e degli Esteri Maite Nkoana-Mashabane, in realta' sembrava tradire i timori del governo sudafricano, che ospita da lunedi' prossimo la 17/ma sessione della Conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici.

Forse Durban non sara' la tomba dell'accordo internazionale per la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, ma appare sempre piu' probabile che ne sara' la camera di ibernazione.

Il Sudafrica e' in una posizione delicata: come Paese ospitante vorrebbe ripetere l'exploit di immagine, organizzativo e logistico dell'anno scorso con i Mondiali di Calcio, e il presidente Jacob Zuma teme che un insuccesso verrebbe visto come un suo fallimento diplomatico. Pretoria, portavoce delle preoccupazioni del Continente africano – la regione del mondo con meno emissioni di gas serra ma che subira' maggiormente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ha ricordato oggi Molewa – spinge per misure contro il riscaldamento globale piu' decise di quanto facciano i suoi partner nel gruppo 'Basic' (Brasile, Sudafrica, India, Cina).

Il Sudafrica, unica economia industriale avanzata del continente, si aspetta di essere messo sotto esame al Cop17 per il suo uso esteso del carbone come prima fonte energetica (assicura oltre il 90% della produzione di elettricita'). Nonostante le sue emissioni di gas serra rappresentino solo l'1% del totale mondiale (e il 38% di quelle del continente), la percentuale pro capite si avvicina a quelle delle nazioni piu' industrializzate. Inoltre sta costruendo due nuove centrali a carbone fra le piu' grandi del mondo, per quanto tecnologicamente e ecologicamente avanzate.

Il Sudafrica vuole anche che a Durban si dia seguito all'impegno preso a Copenaghen per la creazione entro il 2020 di un Fondo Verde per il Clima di 100 miliardi di dollari (circa 73 miliardi di euro) all'anno per aiutare i Paesi piu' poveri a far fronte ai costi della riduzione delle emissioni di gas serra. Che invece per ora e' rimasto nel limbo delle buone intenzioni.