“Non c’è nulla a rischio zero”: ma il disastro giapponese riapre la partita sul nucleare

Pubblicato il 14 Marzo 2011 - 12:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Che il ritorno all’atomo in Italia fosse un percorso a ostacoli si sapeva. Ma ora che anche il supertecnologico Giappone sprofonda nell’emergenza radiaottiva post-terremoto, la parola nucleare suscita un’ansia più che raddoppiata. Insomma, una scelta che programmaticamente cerca di risolvere il problema energetico in termini di economicità e progresso, si scontra con l’emotività dell’approccio. E’ difficile, anche senza pregiudizi ideologici, districarsi. Gli inevitabili appelli al principio di precauzione guardano a Fukushima come a una conferma delle proprie argomentazioni: “Non c’è nulla di veramente sicuro con il nucleare di mezzo”. E, d’altra parte, la stessa certezza che la violenza della natura non è prevedibile, non può inibire ogni impresa umana: dovremmo forse rinunciare a costruire dighe, ponti, autostrade per lo stesso motivo?

Fra chi sfoggia sicurezze a prova di dubbi e parla di centrali di nuova generazione, c’è anche chi come il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, minimizza l’impatto di un allarme nucleare dicendo che a Fukushima, a nord di Tokyo, la tecnologia dei reattori è vecchia di 50 anni.

Nel 1987, con il referendum, gli italiani misero una croce sulle ambizioni nucleari: adesso potrebbero ritrovarsi le centrali a un passo da casa, ma anche una disponibilità energetica senza precedenti. Il Senato dovrebbe esaminare questa settimana l’atto del governo, numero 333 per l’esattezza, che riguarda la localizzazione degli impianti nucleari in Italia. A Roma la paura nucleare non si fa sentire più di tanto, ma qualcuno già freme visto che noi (a parlare dalle colonne del Corriere della Sera è Guido Bertolaso) ”purtroppo” non abbiamo le strutture antisismiche né i meccanismi di prevenzione del Giappone, anche se ”il 60% dell’Italia è a rischio sismico”.

Sempre scorrendo l’intervista dell’ex capo della Protezione civile veniamo a sapere che dopo i terremoti di San Giuliano e dell’Aquila ”sono stati fatti investimenti in tal senso, a disposizione delle Regioni ma anche dei privati”, in tutto ”un miliardo di euro”. Ma ”per mettere in sicurezza sismica gli edifici italiani servono almeno 20 miliardi di euro. Certo non si fa in un mese e nemmeno in un anno. E’ una politica che deve essere portata avanti nel tempo, come hanno fatto i giapponesi dopo il terremoto di Kobe del 1995”.

I dati sono pressoché questi e mentre dal Giappone il ministro per la Strategia nazionale giapponese, Koichiro Genba, fa sapere che non ci sarà una nuova Chernobyl, l’opposizione usa come arma contro l’esecutivo il caso del Sol Levante per la battaglia contro la corsa all’atomo. Una delle prime voci che si leva dal coro dei no è quella del governatore della Puglia Nichi Vendola che difende le energie rinnovabili e lancia un appello al governo perché lasci perdere la sua missione nucleare. Eppure  il centrodestra non sembra voler tornare sui propri passi. Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto difende la scelta nuclearista della maggioranza, mentre il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (Pdl) parla di ”polemiche macabre” fatte in ore di tragedia come queste. In Italia, assicura, le ”situazioni di rischio sismico sono enormemente meno pericolose”.

Pochi nell’opposizione sono convinti di questa tesi: e infatti criticano aspramente Cicchitto. ”Vada a fare una bella visita alla centrale di Fukushima”, è l’invito che rivolge al capogruppo del Pdl il senatore dell’Idv Stefano Pedica: ”Solo così potrà rendersi conto davvero del rischio che si corre”.

Le affermazioni di Cicchitto, interviene il leader dei Verdi Angelo Bonelli, sono ”davvero irresponsabili e gravissime”. Il leader Idv Antonio Di Pietro invita, invece, l’Italia a riflettere con attenzione su quanto avvenuto in Giappone perché pensare di costruire 13 centrali nucleari sul territorio ora sarebbe davvero una follia. Si pensi piuttosto alle energie rinnovabili, è il leit-motiv nel centrosinistra, i cui incentivi sono stati appena tagliati dal ddl Romani.

Gli unici che possono ancora pensare di far ricorso a un’ energia così anti-natura, incalza il responsabile Ambiente Idv Paolo Brutti, sono solo ”i corrotti”, per lui quelli ”al servizio” delle lobby nucleari o quelli che ”mangiano” sugli appalti. Tutti gli altri, assicurano i senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, dovrebbero capire da soli che il rischio di avere centrali nucleari in un paese sismico come l’Italia e’ un pericolo che non si può e non si deve assolutamente correre.

Il fatto che le esplosioni nella centrale nipponica siano avvenute in uno dei paesi più all’avanguardia nelle tecniche di costruzione antisismiche, ribadisce la responsabile Ambiente Pd Stella Bianchi, dimostra quanto queste strutture non siano sicure. Il governo invece, interviene il leader Udc Pier Ferdinando Casini, dovrebbe comunque passare dalle parole ai fatti perché altrimenti tra 10 anni ”staremo ancora qui a discuterne”. Sarebbe interessante, a questo punto, è la provocazione che lanciano i Radicali, sapere ”cosa ha da dire Umberto Veronesi”, il medico che a loro avviso avrebbe aderito un po’ troppo ”entusiasticamente” all’opzione nuclearista del governo.

Mentre anche Europa e America sono alle prese con i timori scatenati dalle esplosioni nucleari giapponesi, con i repubblicani Usa che avanzano qualche dubbio e Parigi e Berlino nel pieno del braccio di ferro tra governi e Verdi, in Italia i rispettivi partiti del pro e contro pensano a chiamare in causa qualche esperto che porti acqua ai propri mulini. Mentre il ministro austriaco dell’Ambiente, Nikolaus Berlakovich, è tornato a chiedere a Bruxelles la verifica della sicurezza delle centrali nucleari europee, la Svizzera invita a fermarsi e riflettere sulle centrali e il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha annunciato che sarà verificata la sicurezza di tutti i reattori nucleari in India, in Italia si discute ancora.

Nel reattore nucleare Epr ”che si dovrebbe costruire in Italia ogni sicurezza è quadruplicata”: è questa l’opinione della preside della Facoltà di Ingegneria di Genova Paola Girdinio in un’intervista al Corriere della Sera, precisando che non si può dire ‘no’ al nucleare sulla scia di quanto sta accadendo in Giappone, dove si sono verificate ”condizioni al di là di ogni previsione”.

”Se pensiamo che aventi di quel genere siano la norma – aggiunge – allora non dovremmo neppure costruire dighe, o altre infrastrutture. Non esiste nulla a rischio zero”. Per Vincenzo Balzani, docente di Chimica all’Università di Bologna, la questione della sicurezza delle centrali non è invece l’unico ”motivo principale per essere contro il nucleare”. Fra i ”problemi enormi da affrontare”, spiega lo scienziato al quotidiano di via Solferino, c’è quello della gestione delle scorie radioattive, ”un problema di sicurezza anche più grave e ancora senza soluzione”. Il nucleare, afferma, non è comunque una scelta che si fa ”divisi” a livello politico: ”Non può essere un tema su cui al primo cambio di maggioranza si torna indietro”.

Resta un ultimo nodo nel dossier nucleare italiano, come scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, “la stessa maggioranza che per cinque anni al governo, si era ben guardata dall’avviare la pratica  (ricordate il ministro Marzano? “da noi non ci sono le condizioni per riaprire il discorso sul nucleare”, disse nel maggio 2001), l’ha scoperta priorità nel 2008. Giusto in tempo per le elezioni”.