Golfo del Messico: superstite racconta esplosione della piattaforma petrolifera

di Francesca Cavaliere
Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 11:07| Aggiornato il 21 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA

Mike Williams, capo-tecnico che lavorava sulla Deepwater Horizon, ha raccontato per la prima volta in pubblico, in un’intervista rilasciata a CBS NEWS, gli istanti da lui vissuti prima e dopo l’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico avvenuta il 20 aprile scorso.

Nel momento esatto dell’esplosione, William si trovava in un Workshop, mentre appena poche ore prima sulla piattaforma si erano festeggiati sette anni di operazioni senza problemi gravi con i dirigenti della Transocean, la società svizzera proprietaria dell’impianto, i leader della British Petroleum ed i tecnici della Halliburton, società di servizi che aveva appena tappato il pozzo in attesa della trivellazione vera e propria.

Williams racconta che il gas schizzò nelle interconnessioni dei generatori da 10 mila metri di profondità attraverso il pozzo, i motori cominciarono ad andare a tutta velocità mentre nella stanza la luce funzionava ad intermittenza. Quando dagli altoparlanti sentì un assordante “Beep, beep, beep, beep”, pensò che si trattasse di prove di allarme, ma le sirene non smisero di suonare come al solito ed in quel momento capì che stava per succedere qualcosa di male, qualcosa di serio.

“I motori urlarono nuovamente e da un momento all’altro nella stanza fu l’inferno. Sembrava che le lampade volessero esplodere”, continua il tecnico. “Mi stavo allontanando per mettermi al sicuro sul ponte, quando ho visto esplodere il monitor sulla mia scrivania”.

Per mettersi in salvo il William corse fuori, fino al ponte della piattaforma, ma, una volta lì, venne raggiunto dal fuoco e perciò prese la decisione di buttarsi in acqua. Un salto di 30 metri e si ritrovò in un miscuglio di acqua e petrolio mentre sentiva male in tutto il corpo e la pelle gli bruciava dal dolore.

“Vedendo il greggio che bruciava sull’acqua mi domandavo perché mai ero saltato giù. Prima stavo all’asciutto mentre ora ero nel petrolio e dovevo nuotarvi dentro: e vi nuotai fino a che non sentii più il dolore”.

Delle 126 persone presenti sulla Deepwater Horizon al momento dell’esplosione, Mike Williams è uno dei 115 fortunati che sono sopravvissuti ma 11 dei suoi colleghi vi hanno perso la vita ed i loro corpi non sono stati più ritrovati.

Nonostante la compagnia petrolifera BP abbia provato in molti modi ad arginare la fuoriuscita di greggio, non ha ancora trovato una soluzione definitiva. L’ultimo tentativo della super siringa inserita all’interno della conduttura che sta spargendo petrolio nel Golfo del Messico potrà aspirare solo 2mila barili di greggio al giorno ed è perciò insufficiente perché, secondo i dati trasmessi dalla compagnia petrolifera, la falla perderebbe 5mila barili di greggio al giorno. I danni all’ambiente si prospettano giganteschi.