Ilva: anche Nichi Vendola fra i 50 indagati per disastro ambientale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2013 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA
Ilva: anche Nichi Vendola fra i 50 indagati per disastro ambientale (LaPresse)

Ilva: anche Nichi Vendola fra i 50 indagati per disastro ambientale (LaPresse)

TARANTO, 30 OTT – C’è anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola fra gli oltre cinquanta indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dell’Ilva.

Militari della Guardia di Finanza di Taranto hanno iniziato a notificare in Puglia e in altre zone d’Italia l’avviso di chiusura delle indagini preliminari.

Il provvedimento, oltre ai padroni dell’Ilva, Emilio Riva e i suoi figli Nicola Riva e Fabio Riva, riguarda dirigenti, funzionari e politici: dal sindaco di Taranto Ippazio Stefàno al parlamentare di Sel Nicola Fratoianni, dall’assessore pugliese all’ambiente Lorenzo Nicastro al consigliere regionale pd Donato Pontassuglia.

Fra loro Nichi Vendola, che – secondo quanto indicato negli atti dell’accusa – nei mesi scorsi avrebbe tentato di ”far fuori” il direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, figura ‘sgradita’ all’azienda.

Vendola ha reagito così alla notizia: In questo, che è “il momento di più grande turbamento, continuo a dare una straordinaria importanza all’inchiesta sull’Ilva. La mia amministrazione ha provato a scoperchiare le pentole e a vedere dove nessuno aveva visto prima”.

Non sono stato e mai sarò a busta paga di Emilio Riva“: ha detto poi in conferenza stampa Vendola, aggiungendo che per questo può ”chiedergli conto dell’inquinamento ambientale. In solitudine abbiamo tenuto la schiena dritta davanti ad interlocutore che è un duro protagonista di un certo capitalismo come Emilio Riva”.

Quanto al direttore dell’Arpa Giorgio Assennato, sul quale Vendola avrebbe fatto pressioni, il governatore si difende affermando di averlo nominato lui, Assennato: ‘‘Ho scelto, ho voluto fortemente come direttore dell’Arpa uno scienziato famoso per la sua intransigenza, per il calibro morale di tutta la sua storia, un uomo conosciuto per la sua schiena dritta”.

L’Ansa ha sentito anche Onofrio Introna, presidente del consiglio regionale pugliese:

”Com’è noto, non commento i provvedimenti della Magistratura, ma in questa occasione ribadisco la piena e totale fiducia sull’operato del Presidente Vendola, sempre improntato alla trasparenza delle regole. Per il caso specifico, posso affermare con certezza che quanto a lui addebitato non rientra nel suo stile di governo, soprattutto perché tra Vendola e il direttore dell’Arpa Puglia – secondo Introna – c’è stata sempre una straordinaria ‘sintonia culturale’, dalla quale è nata la legge regionale 44 del 2008, la prima legge anti diossina di una Regione italiana, che come si ricorderà è stata fortemente osteggiata dall’Ilva e dal Governo nazionale”.

Il provvedimento è stato firmato dal procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano. Quest’ultimo è titolare di due fascicoli d’inchiesta relativi ad incidenti mortali verificatisi all’Ilva di Taranto, fascicoli che sono stati inglobati nell’inchiesta-madre oggi chiusa.

I reati contestati agli indagati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’emissione di sostanze inquinanti con violazione delle normative a tutela dell’ambiente.

Riferisce il Corriere del Mezzogiorno:

“L’avviso di conclusione delle indagini preliminari consiste in una quarantina di pagine con una fitta rete di capi d’imputazione. Per un gruppo di indagati – si conferma in ambienti giudiziari – sarà confermata l’accusa di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e ad altri reati minori. Dall’inchiesta-madre resterà fuori l’indagine riguardante le discariche di rifiuti dell’Ilva e relative autorizzazioni, peraltro ora in fase di revisione sul piano amministrativo.

Prosegue intanto, sull’asse Taranto-Londra, la battaglia giudiziaria da parte dei legali di Fabio Riva, vice presidente di Riva Fire, in libertà vigilata nella capitale inglese dal gennaio scorso dopo che era stata dichiarata la sua latitanza perché non rintracciato sulla base di un mandato di arresto europeo. I difensori del dirigente di Riva Fire hanno chiesto alla Procura copia delle perizie chimica e medico-epidemiologica, disposte dal gip Patrizia Todisco ed elaborate da due gruppi di esperti, depositate nell’incidente probatorio conclusosi il 30 marzo 2012. La Procura avrebbe già dato disposizioni per far pervenire la documentazione, pur manifestando qualche perplessità. La prossima udienza finalizzata alla richiesta di estradizione di Fabio Riva si terrà nel gennaio 2014. Nel frattempo la Procura ionica potrebbe già aver depositato al gup la richiesta di rinvio a giudizio e della fissazione dell’udienza preliminare”.