Lambro, la procura di Monza indaga per disastro ambientale

Pubblicato il 24 Febbraio 2010 - 18:04 OLTRE 6 MESI FA

È stato aperto presso la Procura del Tribunale di Monza un fascicolo per disastro ambientale e avvelenamento delle acque per l’inquinamento del Lambro provocato dalla fuoriuscita di oli combustibili dai depositi avvenuta ieri.

Tra i primi atti degli inquirenti ci sarà il sequestro dei serbatoi dell’azienda da cui sono stati sversati gli idrocarburi e dei documenti relativi allo stoccaggio dei carburanti. L’azione è stata condotta, secondo gli investigatori, da persone che sapevano come azionare le valvole e sapevano anche quali erano i serbatoi pieni.

L’accusa, al momento, è comunque a carico di ignoti. Si attende anche la verifica dei nastri di videosorveglianza della ditta che potrebbero aver inquadrato gli autori del gesto anche se le speranze sono poche in quanto l’unica telecamera dell’impianto, posta sul cancello d’ingresso, è lontana dai serbatoi di stoccaggio.

Intanto la Coldiretti rassicura i consumatori. “Non ci sono rischi per gli alimenti in tavola perché con il periodo invernale sono ridotte al minimo le coltivazioni presenti nei campi che peraltro non necessitano in questo momento di irrigazioni per le intense precipitazioni che si sono verificati nei giorni scorsi”.

Le poche coltivazioni in campo, sottolinea la Coldiretti, non necessitano in questo momento di attingere acqua dai fiumi inquinati grazie all’inverno piovoso, con un aumento del 43% delle precipitazioni cumulate in Italia nel gennaio 2010, sulla base dei dati della statistica mensile Ucea relativi alla media geografica degli scarti dal clima della precipitazione cumulata in percentuale.

Le circostanze favorevoli “nulla tolgono però – continua la Coldiretti – alla gravità di un episodio che mette in pericolo un intero ecosistema di interesse agricolo, naturalistico ed ambientale che arriva fino al fiume Po. L’episodio solleva delicati problemi sugli equilibri ambientali e idrografici dell’area padana, dove si coltiva ed alleva un terzo del Made in Italy alimentare. Certo è, dunque, che l’episodio dimostra la necessità di cambiare l’approccio al rischio ambientale”.