Maltempo. Frana a Varenna, Valtellina più lontana

Pubblicato il 26 Gennaio 2010 - 12:59| Aggiornato il 7 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

«Quaranta chilometri in otto ore: da Lecco a Colico, come da Milano a Roma. È stato un inferno». A sera la stanchezza narcotizza la rabbia fra le migliaia di camionisti e automobilisti, che raccontano un viaggio trasformato in un’odissea. A mettere in coda quest’angolo di Lombardia è stata la frana che ieri 25 gennaio, attorno alle 9, si è staccata dalla cima del Monte Foppe, sopra Varenna, sulla sponda orientale del lago di Como.

Sono rotolati a valle due-tre mila metri cubi di rocce e sono piombati sulle quattro corsie della Superstrada 36, la principale arteria viaria verso la Valtellina e la Valchiavenna. In una mattina di tregenda, ci sono stati solo quattro feriti lievi, si è sfiorata la tragedia, ma per il traffico è cominciata una giornata da incubo. Sondrio e la sua provincia da ventiquattr’ore sono più lontane. La Superstrada 36 è chiusa, nel tratto fra Abbadia Lariana e Bellano, nei due sensi di marcia. Tutto bloccato ancora oggi 26 gennaio e, forse, anche domani. Perché le due carreggiate sono ancora invase dai massi, l’asfalto bombardato dai sassi, i guard rail sono stati spazzati via.

Ma, prima di far decollare i lavori di ripristino della strada, deve arrivare la luce verde dei geologi, i quali saliranno stamane in elicottero sulla vetta della montagna per verificare se, oltre ai 250 metri della ferita aperta ieri, ci sono altri fronti franosi che potrebbero saltar via. Soltanto dopo l’ok degli esperti, scatterà la macchina per la messa in sicurezza della zona e il ritorno alla normalità. In prefettura a Lecco rimandano ogni decisione al vertice convocato per oggi a mezzogiorno.

Intanto la processione dei mezzi pesanti da e per la Valtellina e la Valchiavenna è deviata dalla Superstrada alla tortuosa e stretta provinciale 72 che costeggia la riva del lago. Mentre le auto vengono incanalate lungo i tornanti della Valsassina, lungo la Bellano-Taceno. Due arterie che ieri sono collassate sotto il peso di un traffico insostenibile. Soprattutto la vecchia provinciale strangolata dalla morsa di un serpentone di Tir che l’ha paralizzata. Tanto che nel pomeriggio la Polstrada contava 20 chilometri di coda. Così come sono state schiacciate dal traffico le altre due vie che collegano con la provincia di Sondrio: la statale «Regina» che si snoda lungo la sponda comasca del lago e il passaggio dall’Aprica verso il Bresciano. Con la frana sono arrivate anche proteste e timori. Ad alzare la voce le aziende di autotrasporto che lamentano tempi di percorrenza lunghissimi, carenza di segnaletica e mancanza di informazioni e aggiornamenti sul traffico. A esprimere preoccupazione sono gli operatori turistici della Valtellina e della Valchiavenna che temono ripercussioni sulla stagione delle settimane bianche.

A Varenna il sindaco Carlo Molteni ha fatto sgomberare un grappolo di case della frazione di Fiumelatte, posizionate a ridosso della frana. Gli sfollati sono una ventina e hanno trascorso la notte negli alberghi sul lago, in attesa che cessi l’allarme rosso per le loro abitazioni. Ed è ancora polemica perché gli abitanti di Varenna sono spaventati, considerato che questa zona—il versante della Grigna settentrionale che guarda al lago — è stata colpita negli ultimi vent’anni da una quindicina di smottamenti. E quello di ieri è accaduto a meno cento metri in linea d’aria dal luogo in cui, nel novembre 2004, si verificò una frana di enormi dimensioni, che provocò due morti e fece una sessantina di sfollati.