Marea nera: la Bp costruire isole artificiali di protezione. Ma è in guerra con i Lloyd’s per i risarcimenti

Pubblicato il 3 Giugno 2010 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA

Il gruppo petrolifero Bp ha annunciato che ha intenzione di finanziare la costruzione di sei isole artificiali destinate a proteggere le coste della Louisiana dalla marea nera, scaturita dal crollo della sua piattaforma e che sta contaminando in maniera irreparabile il Golfo del Messico. Il costo dell’operazione sarà di 360 milioni di dollari. Nel frattempo, però, la compagnia perde quotazioni in borsa ed è ai ferri corti con il settore assicurativo. Quasi la metà dei soci Lloyd’s ha infatti lanciato un’azione legale contro Bp per vanificare la richiesta avanzata dall’azienda di beneficiare della polizza stipulata da Transocean, la compagnia proprietaria della piattaforma estrattiva esplosa lo scorso 20 aprile.

Il gruppo Bp, afferma il direttore generale Tony Hayward, “si è impegnato a sviluppare le misure più adatte a proteggere le coste della Lousiana e a ridurre l’impatto della marea nera nel Golfo del Messico… Le autorità hanno stabilito che le isole-barriera sono una risposta efficace alla marea e noi vogliamo lavorare con loro a questo progetto”. Il colosso petrolifero, che ha già destinato  170 milioni di dollari per aiutare tre Stati (Louisiana, Alabama, Mississippi, e Florida) nella lotta alla marea nera e altri 42 per risarcire persone ed aziende, non gestirà in prima persona la costruzione delle isole artificiali. Bp inoltre non assegnerà neanche appalti specifici, né, continua il comunicato, si assumerà responsabilità per le conseguenze impreviste che dovessero verificarsi.

I guai per la Bp però non sembrano finire. Le azioni della società alla prese col disastro ambientale continuano a scendere e nel Regno Unito si affacciano i primi timori per le possibili conseguenze della catastrofe sui fondi pensioni britannici (la maggioranza dei fondi previdenziali, infatti, possiede quote Bp nei propri panieri). Così il colosso del greggio tenta di limitare le perdite cercando di ottenere un risarcimento per 700 milioni di dollari attraverso la polizza della Transocean. Ma 38 partner di Lloyd’s, nonché una buona fetta di assicuratori internazionali coinvolti dall’incidente, hanno chiesto a un giudice USA di invalidare questa richiesta, sostenendo che il contratto d’affitto della piattaforma mostra come la polizza copra soltanto eventuali danni alla struttura stessa e non gli effetti di una fuoriuscita del greggio.

“Crediamo – ha detto un portavoce di Bp – di averne diritto”. La cordata, invece, sostiene che “le responsabilità contestate a Bp emanano dalla perdita del pozzo, che è posizionato ben al di sotto della superficie: tali responsabilità non sono comprese dall’estensione della polizza”, come si legge in un documento visto dal Times. Oltre ai partner di Lloyd’s (tra cui figurano QBE Underwriting, Talbot e Almin), la causa è stata avanzata da Axis Speciality Europe, Berkeley Insurance Company, Houston Casualty Insurance Company e Zurich American Insurance Company.