Marea nera: via alla cupola per arginare il greggio

Pubblicato il 4 Maggio 2010 - 11:25 OLTRE 6 MESI FA

I tecnici della Bp hanno cominciato a costruire la gigantesca cupola sottomarina che molto probabilmente verrà posizionata sul pozzo petrolifero da cui continua a fuoriuscire greggio nei  fondali del Golfo del Messico.

Ci vorranno un paio di settimane per completare la struttura, che dovrebbe poi essere posizionata sopra la perdita per intrappolare il greggio e quindi pomparlo in superficie. Il piano è l’alternativa al tentativo di fermare la perdita azionando la valvola del pozzo con robot sottomarini.

Finora questi sforzi non hanno avuto successo. La macchia di petrolio ha superato una superficie di duemila chilometri quadrati circa, quasi il doppio della superficie del comune di Roma, ed il greggio continua a fuoruscire.

La piattaforma, la Deepwater Horizon, è esplosa il 20 aprile ed è affondata giovedì scorso a una ottantina di chilometri dalle coste della Lousiana. Undici operai dei 126 a bordo sono rimasti uccisi.

Secondo uno scienziato dell’Università di Miami, i tentacoli della marea nera del Golfo del Messico potrebbero finire impigliati nella cosiddetta Loop Corrent nelle prossime 24-48 ore e venir trascinati lungo la costa della Florida fino alle Keys.

Per Nick Shay, oceanografo della University of Miami Rosenstiel School of Marine and Atmospheric Science, una volta che la marea entra nella Loop Corrent potrebbe finire per risalire le Keys e risalire a est con la Corrente del Golfo verso Miami Beach, Fort Lauderdale e oltre.

Shays sostiene che il petrolio potrebbe a quel punto aver un effetto sull’ecosistema delle Keys, le spiagge, la barriera corallina e gli allevamenti ittici nell’arco di una settimana.

La Loop Belt, nella sua descrizione, è una “cinghia di trasmissione”, una corrente marina calda che dalla penisola dello Yucatan si dirige prima a nord nel Golfo del Messico e poi inverte il senso e scorre verso sud: sfiora Cuba, attraversa lo stretto della Florida e arriva a toccare le Bahamas, dove confluisce nella grande corrente del golfo. “Non riesco a pensare uno scenario che salvi le Keys”, ha detto lo scienziato.