Marea nera, una pescatrice di gamberetti critica l’ad di Bp. E si scatena il caos

Pubblicato il 18 Giugno 2010 - 00:16 OLTRE 6 MESI FA

Tony Hayward

Una pescatrice di gamberetti sfida l’amministratore delegato di Bp Tony Hayward a Capitol Hill: “Dovreste metterlo in galera”, ha gridato Diane Wilson, con il volto coperto di catrame, in apertura delle audizioni in cui il capo di Bp è stato messo sotto processo dai deputati della Commissione Energia e Commercio dela Camera.

La Wilson pesca nelle baie di Forrest Gump da quando aveva otto anni. Da 24 è capitano di pescherecci. La Erin Brokovich del Golfo del Messico ha scritto un libro, ‘Una Donna Irragionevole’, in cui, con una prosa tra Alice Walker e William Faulkner, racconta la sua guerra personale contro le industrie che uccidono e inquinano.

Alla polizia di Capitol Hill che l’ha allontanata a forza dall’aula la donna è nota da tempo come co-fondatrice dell’organizzazione pacifista Code Pink: nel 2002, dopo avere manifestato contro la guerra, era stata cacciata per un anno da Washington per ordine del tribunale.

Hayward, un geologo di formazione da tre anni al timone di Bp, ha opposto un muro di gomma agli attacchi dei deputati mentre Standard & Poor’s tagliava il rating di Bp ad ‘ A/A-1’ da ‘AA-/A-1+’, con prospettive negative.

A far teatro nell’aula di Capitol Hill è stato piuttosto un parlamentare repubblicano, Joe Barton. Dopo essersi scusato con Bp per la “politicizzazione” del disastro, Barton ha accusato la Casa Bianca di “estorsione” per il fondo da 20 miliardi di dollari strappato ieri al gigante del greggio. Il deputato viene dal Texas, lo Stato dei petrolieri.

Immediata la replica del portavoce Robert Gibbs mentre dentro lo stesso partito di Barton alcuni suoi colleghi ne reclamavano le dimissioni: “La vergogna è che Barton sembra preoccuparsi più delle grandi corporation che hanno provocato il disastro che dei pescatori, piccoli imprenditori e comunità devastate da questa distruzione”. La Casa Bianca ha intimato al deputato una ritrattazione, arrivata dopo un piao d’ore: “Sono stato frainteso”.

E’ una guerra di parole in un conflitto transatlantico tra mentalità e Paesi – Stati Uniti e Gran Bretagna – separati da una lingua comune. Dietro ci sono interessi di miliardi: ieri un’altra polemica era nata, al termine dell’incontro alla Casa Bianca in cui è stato partorito il fondo, quando il presidente di Bp Carl Henric Svanberg aveva definito “piccola gente” quella del Golfo. “Un errore di traduzione” per cui Svanberg, svedese, è stato costretto oggi a fare mea culpa.

Anche Hayward oggi si è scusato a occhi bassi: il disastro nel Golfo del Messico “non sarebbe mai dovuto accadere e sono profondamente dispiaciuto che sia successo”, ha sussurrato ai microfoni della Camera per dimostrare che il gigante del petrolio comprende la scala della catastrofe ambientale, economica e umana che ha provocato.

Una catastrofe che potrebbe avere per l’America conseguenze epocali: “La petrolio-dipendenza è una minaccia per la sicurezza nazionale dell’America”, aveva aperto la riunione il presidente della Commissione Henry Waxman, californiano, famoso per aver organizzato nel 1994 le prime audizioni a Capitol Hill che puntarono i riflettori sull’industria delle sigarette. Il petrolio – ha scritto oggi il Financial Times – è il nuovo tabacco.