Porti, autostrade, cantieri: la Maremma sull’orlo dello sfascio ambientale

Pubblicato il 29 Novembre 2010 - 10:50| Aggiornato il 7 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Progetti, grandi opere, porti, autostrade: tutte possibili realizzazioni con un’alta percentuale di distruzione per una delle zone più caratteristiche d’Italia, la Maremma.

Come riporta Repubblica, c’è già un porto e ne pretendono uno più grande, così ci saranno tre posti barca per ciascuno dei quattrocento abitanti di Talamone. C’è una fabbrica abbandonata e, lì in mezzo, sognano schiere di ville con soci napoletani che si portano dietro l’odore di frequentazioni camorristiche. Ci sono le alghe da smaltire e così i capannoni sfioreranno l’oasi dei fenicotteri. E poi, ci sono sempre quei maledetti 11 chilometri di autostrada tirrenica che diventeranno paesaggio.

“E tengono i cittadini all’oscuro di tutto”, raccontano dall’Associazione Colli e Laguna, cinquecento iscritti in due mesi e quattromila contatti su Facebook. Variante dopo variante e percorso dopo percorso, l’autostrada correrà parallela all’Aurelia e alla costa, ufficialmente per risparmiare denaro ma di fatto l’ultima correzione di rotta salverà anche qualche dimora Vip adagiata oltre i poggi.

Quelli dei comitati sono furiosi, insospettiti da patti sottobanco e prodigiosi affiatamenti. Il primo fra tutti quello fra il sindaco di Orbetello e ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli e l’ex sottosegretario Antonio Bargone, un dalemiano di ferro che è presidente della Società Autostrada Tirrenica. Tutti e due dalla stessa parte, a favore dell’autostrada a due passi dalla laguna.

Ma nel regno del sindaco-ministro non sono soltanto quegli 11 chilometri a sollevare scandalo. Nei paraggi, proprio fra l’oasi del Wwf e lo scalo ferroviario, c’è un terreno di 55 ettari che ha scatenato appetiti. Là sopra ci sono 400 mila metri cubi di fabbricati da trasformare in oro, i vecchi stabilimenti della Sitoco, un’azienda della Montecatini che per settant’anni ha prodotto concimi chimici e che è stata rilevata nel 2004 per 7 milioni di euro dalla “Laguna Azzura srl”, una società davvero molto speciale.

Si fa tutto alla grande insomma, come al porto di Talamone che può accogliere quasi 750 barche. Vogliono allargarlo per mettercene dentro altre 300. “È il pretesto per speculazioni edilizie, nella zona di porti ce ne sono già sei”, dice Michele Scola, il presidente della sezione di Grosseto di Italia Nostra. Un investimento immobiliare mascherato da porto. Con una banchina di cemento che si allunga per seicento metri nella laguna. Molto graziosamente la chiamano “cintura ecologica”.