Meduse blu, Cilento invaso: miliardi da Paestum a Policastro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Maggio 2016 - 14:44 OLTRE 6 MESI FA
Meduse blu, Cilento invaso: miliardi da Paestum a Policastro

Meduse blu, Cilento invaso: miliardi da Paestum a Policastro (Foto archivi Ansa)

SALERNO – Il Cilento è stato invaso dalle meduse blu. In miliardi le meduse sono arrivate, colorando di blu le spiagge da Paestum al Golfo di Policastro, ricoprendo circa un chilometro di arenile. Si tratta di Velella Velella, chiamate anche Barchetta di San Pietro, meduse tipiche del Mediterraneo note per viaggiare in grandi gruppi, trasportate dai venti e dalle correnti. Il fenomeno si era già verificato nel 2009 e 2010 sul litorale del Cilento, segno che le acque sono più pulite, e nel maggio 2015 sul litorale di Ostia, vicino Roma.

Luigi Martino sul Corriere del Mezzogiorno ha intervistato Ferdinando Boero, coordinatore della campagna Occhio alla Medusa di Focus, che spiega perché le meduse hanno invaso il litorale e se ci sia da preoccuparsi per la stagione balneare ormai alle porte:

“Già nel 2009 e nel 2010, Velella ha colorato di blu le spiagge del Cilento. L’anno scorso, invece, praticamente non si è vista. Quest’anno, cosa sta succedendo?
«Sono arrivate a milioni e hanno colorato di blu le stesse spiagge degli anni scorsi attirando l’attenzione dei frequentatori del litorale. D’altra parte la scomparsa dell’anno scorso non aveva creato allarmi: dopotutto le Velelle non sono delfini, e se scompaiono non interessa a nessuno».

Velella non è medusa, in realtà…
«Velella non è una medusa, è una colonia galleggiante di polipi (gli stadi del ciclo delle meduse che di solito vivono attaccati alle rocce) e da questi polipi vengono prodotte piccole meduse di pochi millimetri che nessuno nota».

Perché si chiama Velella?
«Il nome Velella definisce una caratteristica importante dalla colonia: una vela.Velella galleggia sulla superficie del mare e si fa portare dal vento. I suoi polipi, attaccati sotto la base da cui spunta la vela, sono sospesi nell’acqua sottostante e catturano tutti gli animaletti che si avventurano in superficie. Quei polipi mangiano a sazietà e poi producono le piccole meduse che, giunte a maturazione, liberano uova o spermatozoi. Dopo la fecondazione si forma una piccola larva che scende nel mare profondo e, negli anni successivi, la larva si sviluppa e forma la colonia che sale fino in superficie, a formare la velella che tutti conosciamo».

Perché ci sono anni, come questo, in cui si sviluppano più colonie di Velella?
«Evidentemente quelle larve possono svilupparsi in nuove colonie nell’anno successivo (come è successo due e tre anni fa) oppure possono restare quiescenti per uno o più anni, e poi svilupparsi, come è successo quest’anno».

Cosa indica la presenza di questi animali?
«Per molti anni, a partire dagli anni 70 del secolo scorso, le Velelle non sono mai state così abbondanti. Probabilmente erano influenzate anche dall’inquinamento da petrolio. Il petrolio galleggia, e anche le velelle. E quindi la loro presenza ci dice che, almeno nel momento in cui sono presenti, la superficie del mare non è inquinata».

Cosa mangiano queste colonie?
«Mangiano tutto quello che trovano subito sotto la superficie del mare. Possono essere piccoli crostacei, ma potrebbero essere anche le uova galleggianti di specie di pesci, come ad esempio le acciughe. Le acciughe producono uova galleggianti proprio a partire da marzo. La presenza di questi banchi di velella proprio nel periodo di deposizione delle uova di acciuga potrebbe avere un forte impatto sulla riproduzione di questa specie ittica. E forse di altre ancora. Se la riproduzione ha un minor successo, dovuto a predazione sulle uova e sulle larve, poi ci saranno minori rese di pesca. I biologi della pesca devono tener conto di queste situazioni, perché se per caso la pesca dell’acciuga dovesse avere una contrazione, forse la risposta a una domanda che magari si porrà tra qualche mese potrebbe essere a portata di mano oggi».

Ma per la salute umana ci sono problemi?
«No, non mi risulta che velella sia in grado di fare granché agli umani. È blu e galleggia, proprio come la Physalia physalis (Caravella portoghese), che nel 2010 ha causato la morte di una bagnante in Sardegna, ma non ha la sua stessa “potenza” nei nostri confronti».

Però le colonie spiaggiate puzzano…
«Certo, come ogni essere vivente quando va in decomposizione. Ma questo è un fenomeno naturale che, dopo poco tempo, passa. E queste velelle sono cibo per uccelli e per gli invertebrati che vivono nelle sabbie marine. Nulla va sprecato»”.