Nucleare, governo inglese e multinazionali volevano minimizzare Fukushima

Pubblicato il 6 Luglio 2011 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA

FUKUSHIMA – All’indomani della catastrofe di Fukushima, dei funzionari del governo inglese hanno elaborato insieme alle industrie nucleari una strategia mediatica. Lo scopo di questa collusione tra pubblico e privato era minimizzare l’impatto dell’incidente giapponese sull’opinione pubblica britannica per non compromettere la produzione di una nuova generazione di centrali nucleari.

I dipartimenti di stato legati a industria ed energie hanno lavorato spalla a spalla con le multinazionali EDF Energy, Areva e Westinghouse. I funzionari di stato e i membri delle compagnie private elaboravano una strategia comune quando ancora non si conosceva la vastità dei danni causati dall’incidente.

«Questo incidente può mandare indietro l’industria nucleare globale – ha scritto in una mail un funzionario del Dipartimento per l’Economia, l’Innovazione e le Conoscenze – Dobbiamo assicurarci che il popolo anti-nucleare non guadagni terreno. Dobbiamo occupare il territorio e non affidabilità mollarlo. Dobbiamo mostrare l’affidabilità del nucleare».

Fin dal giorno seguente il disastro, i membri dei dipartimenti interessati hanno messo in campo una precisa strategia per limitare i danni in termine di immagine. L’incidente della centrale nucleare di Fukushima ha intaccato il sostegno pubblico al nucleare in tutto il mondo. La Germania ha deciso di abbandonare l’energia atomica, l’Italia di non adottarla, mentre Svizzera, Malesia e Thailandia hanno cancellato la costruzioni delle centrali previste.

Al dipartimento dell’Economia spetta l’iniziativa dei contatti. Il 13 marzo 2011, due giorni dopo che il terremoto e lo tsunami hanno messo fuori uso la centrale nucleare ed il suo sistema di riserva, una mail è inviata all’NIA, la Nuclear Industry Association, l’associazione britannica che riunisce le compagnie private del nucleare. Al dipartimento considerano che l’incidente non è «così drammatico» come sembrerebbe in televisione. In quel momento l’entità dei danni non era stata accertata e le conseguenze del disastro stavano evolvendo d’ora in ora (diverse esplosioni sarebbero più tardi avvenute nel sito).

«Le radiazioni sono state controllate, il reattore è stato protetto – disse un membro del Dipartimento – Fa parte del sistema di sicurezza di controllare e gestire una situazione come questa». In seguito, il funzionario suggerì che le compagnie inviassero i loro commenti sull’accaduto, in modo che questi venissero incorporati negli annunci dei ministeri e del governo. «Dobbiamo lavorare tutti insieme sullo stesso materiale – continuava – per inviare il messaggio attraverso i media e il pubblico».

La collusione tra settori dello Stato e le compagnie private del nucleare è stata ritenuta da molti choccante (ad esempio dal Guardian). Una medesima configurazione si trovava nel caso giapponese, dove ha prodotto gli ingenti danni che conosciamo e aggravato la messa in atto di un piano di contenimento. Quando un governo è troppo impegnato a difendere l’industria privata del nucleare, la sicurezza e l’esigenza di trasparenza possono passare dopo gli imperativi dell’economia.